mercoledì 31 luglio 2013

Gita al faro

Le nove del mattino 

- Ariane, cos’è tutto questo trambusto? 
- Mammina, non temere: io, un mio amico e mia sorella stiamo organizzando una gita all’Isola delle Correnti. 
- E i bambini? 
- Ce li portiamo! 
- E come ci andate? 
- Tutti in furgone. 
- Ma chi guida? 
- Io! 
- E chi bada ai bambini? 
- Noi, no? Siamo tre adulti e sette bambini, il rapporto è di uno a due, più o meno: una pacchia, per me.
- Ma cosa mangerete? 
- Granite, gelati, pizze...mica andiamo in gita nel deserto del Gobi. Un bar lo troviamo. 
- Mi sembra una follia. Non posso lasciarvi andare da soli! Vengo anch’io. 
- Mammina, sei sicura? Ci sono due ore di macchina e poi fa caldo. Tu sei un tipo delicato, soffrirai.
- Scherzi, vero? Ho cresciuto tre figlie e vi ho sempre portato a fare i picnic: sono abituata alle gite fuori porta. 
- ... 

Le 11 di sera 

- Ariane, sono stremata. Come ti è venuto in mente di chiedere alla mamma di venire con noi? 
- Non gliel’ho chiesto io! Ha insistito lei, voleva essere di aiuto! 
- La mamma, se va bene, può esserci d’aiuto entro il perimetro di casa sua. Non al di fuori. Guardala, sembra che abbia attraversato il Mar Rosso proprio mentre le acque si stavano per richiudere: è fuori di sé dalla stanchezza! 
- Lo so, poveretta. È così ansiosa... 
- Ansiosa? A un certo punto l’ho vista in mare che urlava contro un bagnante intimandogli di tornare subito a riva perché si era allontanato troppo! 
- Eh, era convinta che fosse il suo nipotino. 
- E poi, che vergogna: al lido ci ha costretti a mangiare i due chili di pane condito che si era portata da casa, in undici sotto un ombrellone e usando le sdraio come tavolino! Invece di sederci comodamente al tavolo e mangiare un’insalata, come la gente normale. 
- Quant’era buono quel pane, però? 
- Sì, ma non si può fare una gita fuori porta con una che in macchina recita il rosario e singhiozza e sussulta a ogni sorpasso. 
- In effetti, in confronto a lei, le nonne istriane sono delle simpatiche pazzerelle. Comunque mi è stata molto utile: se non fosse rimasta sulla spiaggia con la neonata e le più piccole, non avremmo potuto fare l’escursione al faro tutti insieme. 
- ... 
- ... 
- Ariane? 
- Sì? 
- Come è possibile che da una come lei siano venute fuori delle madri serene e per nulla ansiose come noi tre sorelle? 
- Forse per reazione... 

Al mare, un giorno come un altro

- Ariane? 
- Sì? 
- Quella laggiù in mare aggrappata ad una tavoletta e in balìa delle onde, è tua figlia o mia figlia? 
- Aspetta, fammi contare quanti ce ne sono qui: uno, due, tre, quattro, cinque...dovrebbe essere la mia.
- Non è meglio andare a recuperarla? Il mare mi sembra un po’ agitato. 
- No, perché? Galleggia. Piuttosto, non mi ricordo più a chi ho mollato la neonata. 
- Non l’hai mollata a nessuno. È lì sulla battigia che assaggia i sassetti colorati. 
- Che carini quei sassetti colorati! Ne trovo sempre così tanti, nel suo pannolino, quando fa la cacca...
- Ma non le faranno male? 
- Per favore, non mi fare la nonna isterica anche tu, adesso. 

martedì 30 luglio 2013

A cosa stai pensando?


- Pronto, Solal?
- Ariane, cara, che c’è?
- Ho una perplessità.
- È roba seria? Starei lavorando, io.
- No, è più una riflessione che scaturisce dall’ozio estivo.
- Voi insegnanti avete troppe ferie.
- Solal, ascolta. È da quasi due mesi ormai che sono su Facebook e penso di aver capito come si usa.
- Dallo stato del tuo diario non si direbbe.
- Alla fine, le azioni tipiche e ricorrenti sono tre o quattro... ad esempio, ogni tanto devi avere qualcosa di intelligente da dire, in modo che i tuoi amici rimangano ammirati dalla tua arguzia o dalla tua profondità o dalla tua ironia.
- Sì.
- A me non viene niente.
- Non mi stupisco.
- Poi si pubblicano delle belle foto per mostrare che sei stato in posti interessanti.
- Eh.
- Infatti ho postato un paio di mie foto vacanziere, in cui sono ritratta a mezzo busto, con gli occhiali da sole e il cappello, scattate da lontano, al crepuscolo, meglio se sfocate. Niente primi piani o luce cruda: desidero che i miei ex compagni di classe possano continuare a ricordarmi come ero un tempo.
- Ah; vedo che non sei ancora uscita dalla fase del pensiero magico.
- Oppure si postano video divertenti, foto di animali, link ad articoli di approfondimento, che fa tanto gente che si informa e vota consapevole; e poi c’è persino chi mette i santini o le immagini della Madonna.
- ...
- La Madonna, hai capito?
- Ariane, vieni al punto.
- Infine, c’è il settore bambini. Ed è lì che sorgono le mie perplessità.
- Lo so. Anche tu pensi che non sia giusto pubblicare foto di bambini perché non si sa mai l’uso che la gente ne potrebbe fare sulla rete.
- No, non è questo! Ho notato che la maggior parte delle persone posta foto con bambini che compiono prodezze incredibili tipo cantare i Carmina Burana o recitare l' Hypnerotomachia Poliphili; oppure dicono cose buffe, intelligentissime e stupefacenti.
- E allora?
- Io non posso postare nulla.
- Perché?
- Ti risulta che le tue figlie abbiano mai detto qualcosa di straordinariamente intelligente o che riescano a cantare qualcos'altro a parte "Ci sono due coccodrilli e un orango tango"?
- Certo!
- Ad esempio.
- Lasciami pensare.
- ...
- Sto pensando.
- Non ti sforzare, Solal.
- Vabbè; la bambina numero 1 non dice cose intelligenti ma sicuramente le pensa; solo che è un tipo riflessivo e taciturno.
- Quindi cosa metto, su Facebook, i suoi silenzi meditativi?
- La seconda...
- Ma chi, il troll?  Nemmeno una logopedista riuscirebbe a interpretare i suoi versi.
- C’è la neonata!
- Quindi?
- La neonata fa un “dadadadaddà” fenomenale! È incantevole il suo “dadadadaddà”, Ariane, non puoi negarlo.
- Non lo nego, però è da quattro mesi ormai che dice dadadadaddà e nient’altro.
- ...
- Solal, non accenna nemmeno a cambiare vocale. Ogni tanto vorrei sentire un dedededdè...magari un dudududdù! E invece niente. Solo dadadaddà.
- ...
- ...
- Ariane, non hai mai pensato di postare la foto di un bel tramonto? Magari su una spiaggia caraibica.
- ...
- Oppure qualche celebre aforisma, tipo di Oscar Wilde?
- Però che tristezza, Solal. Tre figlie, e nemmeno una in grado di dire una frase intelligente da mettere su Facebook. Grazie che poi uno pubblica le immaginette della Madonna.
- ...

sabato 27 luglio 2013

Ravvedimento operoso


- Pronto, Ariane?
- Ciao, Solal!
- Ariane, hai fatto di nuovo piangere mia madre.
- Io? E come?
- Ti ostini a dipingere F***** come un luogo tetro e piovoso.
- Beh...
- Ariane, F***** ti dà un lavoro, ha accolto in questi anni te e le tue bambine. E tua madre, ogni volta che partorisci. Non puoi dire che non sia una cittadina accogliente.
- Sì, lo so. Non volevo esser ingiusta. È che lì piove sempre e non posso fare a meno di notarlo.
- Adesso devi riparare al torto che hai fatto alla cittadinanza e a mia madre.
- E come?
-Tra tutti gli elenchi di stupidaggini che continui a postare sul tuo blog imbarazzante, non ce n’è uno in cui siano contenuti tutti i motivi per cui vale la pena vivere a F*****.
- Ho capito cosa mi stai chiedendo di fare! Credo di non essere all'altezza.
-Fallo; e cerca di essere convincente.
- ...
- ...



- E allora?
- Ci sto provando.
- ...
- ...


- Ariane!
- Mi sto sforzando tantissimo!
- ...


ELENCO DI MOTIVI PER CUI E’ BELLO VIVERE IN UNA TETRA E PIOVOSA CITTADINA DEL NORD-EST.

- Ariane...

ELENCO DI MOTIVI PER CUI E’ BELLO VIVERE NELLA SPLENDIDA CITTÀ DI F*****

 A. C’è un sacco di verde, un verde brillante e riposante. E tanti fiori a primavera. Sono così belli i fiori e il verde. Da dove verrà mai tutto questo bel verde, ci si chiede arrivando qui. Dopo una settimana, si capisce: viene dalla pioggia che benedice questi luoghi! Da cui l’equazione: tanto bel verde = tanta bella pioggia.

B. In alto e tutto intorno, le cime irsute e aspre delle Dolomiti, accarezzate dalle rosee dita dell’Aurora nelle albe invernali; i profili bonari dei monti, ricoperti di un verde villoso in primavera. Quanto sono belle queste montagne! E come sono dappertutto, queste montagne. Se ti piacciono le montagne, è proprio un bel paesaggio, fatto tutto di montagne.

C. I panifici del ricco Nord-est non hanno bisogno di rimanere aperti tutto il giorno; di pomeriggio infatti sono chiusi e tu resti regolarmente senza pane. Nella terra di sfaticati assistiti da cui provieni, invece, i panifici chiudono alle nove di sera e per cena puoi avere il pane caldo della seconda infornata giornaliera. Edonisti. Nel ricco nord-est non funziona così. Eh, no! I panifici sono arredati con estrema eleganza e abbelliti da tante splendide composizioni floreali. Altro che quei fronzoli da meridione barocco, come le doppie infornate! Il pane che compri nei panifici del ricco nord est è prezioso perché è effimero come una farfalla: dura meno di mezza giornata e per pagarlo devi usare la carta di credito.

D. Le persone sono cordiali e mai invadenti; non ti si piazzano in casa a tutte le ore, non ti fanno mai sorprese presentandosi a ora di cena senza prima avvertire, non vengono mai a chiederti il latte o le uova se le hanno finite. Tu apprezzi molto tutta questa discrezione, ma spesso singhiozzi per la solitudine; questo è perché sei terrona dentro e fuori.

E. Le estati sono temperate. Quando fa caldo, c’è sempre un acquazzone tardo-pomeridiano che rinfresca l’aria. Di mattina fa fresco, di giorno fa caldo, di sera fa fresco. La mattina devi mettere i calzini e il golfino; il pomeriggio devi togliere i calzini e il golfino; la sera ti conviene rimettere i calzini e il golfino. Anche alle tue bambine (tre). Qualcuno sta pensando che l’escursione termica non semplifica la vita? Deve essere il solito terrone abituato a sudare tutto il giorno in canottiera e infradito.

F. La gente è simpatica e si fa presto a fare amicizia; in genere nel giro di un paio d’anni.

G. Il buon gusto impera sovrano per le strade. Tutte le case sono belle, o decorose, o almeno con la facciata intonacata e senza mattoni a vista e tondini di ferro che sporgono da gettate di cemento armato, come le zampe di una vedova nera che ha tirato le cuoia. L’unico inconveniente è che poi ti abitui al decoro urbano e, quando torni nella tua ridente cittadina balneare, ti riesce difficile continuare a fingere che non sia una baraccopoli.

H. Tutto funziona, perché ognuno fa il proprio dovere. L’ospedale funziona, le scuole funzionano, gli uffici pubblici funzionano. I panifici no.

I. Quando qualcosa non funziona, qualcuno in genere interviene e le cose tornano a posto.

L. La gente di qua è puntuale, precisa, affidabile. Oppure é prevedibile, ripetitiva, pignola. A seconda dei casi e dei punti di vista.

M. Sono chiusi? No, si chiama senso della privacy.

N. Sorridono mai, se non ce n’è motivo? No, perché sono pragmatici.

O. Però quando hanno un motivo sorridono, e tanto. Sorridono soprattutto alle donne incinte o alle donne che spingono carrozzine o che tengono per mano dei bimbi. Quindi a me sorridono sempre. 

- Solal, che te ne pare? 
- Mah, a parte qualche scivolata nel patetico, da imputare al fatto che sei una terrona, diciamo che hai fatto il tuo dovere. 
- Beh, c’era tutto: la critica velata, il sarcasmo ammiccante, il tributo realistico, la lucidità. 
- E qualche esagerazione. 
- Sui sorrisi? 
- No. Sul verde. 
- Si chiama dovere di cronaca. 

martedì 23 luglio 2013

La forza dell'ordine

Da Il Corriere Jonico - Cronaca cittadina 

Giornata campale ieri per le forze dell’ordine locali. La mattina è iniziata con un intervento a sirene spiegate per sedare una rissa in piazza Mazzullo, dove una partita a tressette fra ottuagenari stava per finire in tragedia; risolto brillantemente il problema, i carabinieri procedevano in seguito ad effettuare un controllo di routine del traffico sul lungomare. Al posto di blocco, li attendeva però una sorpresa. Dopo aver fatto accostare una donna, A. d’A., alla guida di un Multivan Tim Tom grigio metallizzato, perché sorpresa a mangiare una pizzetta mentre guidava, i carabinieri hanno scoperto all’interno dell’autovettura ben undici persone, di cui sette bambini, due dei quali nascosti nel bagagliaio. Il furgone, targato **, è risultato di proprietà della donna, un’oriunda del luogo, residente da tempo nel Nord-est, attualmente in vacanza nella nostra ridente località balneare. L’appuntato Agatino Gugliotta, da noi intervistato, ha riferito che in dieci anni di carriera non gli era mai capitata una cosa del genere. 
“La signora A. d’A., incensurata, al mio invito a favorire patente e libretto, cercava di nascondere due dei sei bambini sotto il sedile posteriore, pressandone con forza la testa. Gli altri tre adulti presenti, rivelatisi in seguito la madre e le sorelle della conducente, portavano rispettivamente in braccio una neonata e due bambine di tre e quattro anni. Nessuno dei presenti a bordo del veicolo - omologato per sette - aveva le cinture di sicurezza regolarmente allacciate. Alla mia richiesta di spiegazioni e sotto il mio sguardo severo e intransigente, la donna tentava di giustificarsi adducendo, come scusa per la sua inqualificabile condotta, l’alto tasso di fertilità familiare”. 
Sembra che all’interno dell’abitacolo, oltre alle undici persone presenti, si trovassero stipati anche: due retini da pesca, tre salvagenti, una borsa con secchielli, palette e teli da mare, due delfini gonfiabili, due paia di braccioli, quattro maschere da sub con relativi boccagli, almeno dodici paia di ciabatte, un canotto di gomma, una piscinetta e un passeggino. La donna al volante, già nota alle forze dell’ordine per essere stata sorpresa, nell’agosto dell’anno scorso, alla guida di una vecchia Cinquecento decappottabile con altre sette persone a bordo - di cui cinque bambini - accorgendosi che le sue scuse non riuscivano a far deflettere l’appuntato Gugliotta dal fermo proposito di ritirarle la patente, sequestrare il mezzo di trasporto e privarla della patria potestà, ha cercato di muoverlo a compassione esibendo la graziosa neonata e chiedendo ai bambini di cantare a cappella l’Inno di Mameli. Conquistato dall’ineccepibile performance e dall’irresistibile “dadadadadda” della neonata, l’appuntato ha infine deciso di comminare soltanto una lieve multa e di lasciare che la comitiva raggiungesse la spiaggia verso cui era diretta. “Che vuole che le dica”, si è giustificato il carabiniere “ho prestato servizio per tre anni nella stessa cittadina del Nord-est in cui vive la signora*, dove una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Il ricordo di quegli anni mi ha ispirato una grande pietà per questa povera donna. Non me la sentivo di infierire con sanzioni altrimenti dovute, considerando anche che il marito l’ha lasciata da sola a occuparsi di un numero spropositato di bambine. È un fenomeno che purtroppo conosciamo bene: con la scusa che devono lavorare, i mariti se la fanno alla larga durante le vacanze estive e lasciano queste povere donne alle prese con ritmi vacanzieri disumani”. Ancora una volta l’Arma mostra il suo volto più umano. In un Paese in cui le donne fanno sempre meno figli e, quando ne hanno, sono lasciate sole dallo Stato, l’ennesima storia di illegalità, disperazione, abbandono e degrado familiare ha visto, una volta tanto, il lieto fine. 
A. M.


- Pronto, Ariane? 
- Ciao Solal! 
- Mi mancate tanto, come stanno le mie bambine? 
- Bene, caro. Andiamo al mare, ci divertiamo, ci abbronziamo.
- E tu come te la cavi? Non ti stanchi troppo, con tutte quelle figlie e quei nipotini sempre intorno? 
- Un po’, ma mi organizzo. Sai che le risorse non mi mancano. E lì come va? 
- Piove e si lavora. 
- Ah, come mi dispiace che tu sia lì...E quanto sono felice di essere qui. 
- Buonanotte Ariane. 
- Buonanotte Solal.

domenica 21 luglio 2013

Truismi

- Ariane. 
- Eccomi, Solal caro! 
- Ora però stai esagerando.
- Eh? 
- Sì, basta Ariane. Non se ne può più. Prima la rivale immaginaria, adesso anche le interviste immaginarie. C’è troppa immaginazione che aleggia attorno a me. 
- Vuoi forse soffocare la mia creatività? 
- Creatività? Le tue risposte all’intervista erano di una banalità imbarazzante. Per non parlare delle domande. 
- Lo so, lo so! Quando sono sotto pressione non mi viene mai niente di intelligente da dire. 
- Non è questione di pressione, Ariane. 
- Solal, tu dici sempre cose divertenti e intelligenti, eppure a scuola eri una capra e ti rimandavano sempre nelle materie più importanti. Io invece sono sempre stata la prima della classe eppure non sono brillante come te. Come può essere? È un mistero. 
- Sì, il mistero del genio sregolato. 
- Eh? 
- Tu = secchiona ordinaria. Io = genio ribelle e anticonformista. 
- Sì, certo. Questa è la balla auto-assolutoria che si raccontano gli asini di ogni epoca. 
- E questa è la reazione ottusa degli insegnanti mediocri di ogni epoca. 
- Mi stai dando dell’insegnante mediocre, forse? 
- No, perché tu non sei un’insegnante, sei una tappabuchi. Però, se lo fossi, apparterresti a quella categoria lì. 
- Bah, speriamo allora che le bambine prendano da te: spenderemo qualcosa in più di lezioni private, ma almeno saranno brillanti e creative. 
- L’importante è che non prendano da te. 
- Sei un maleducato. 
- Lo dico per il loro bene. Segui il mio ragionamento: se diventano delle secchie ordinarie come te, probabilmente si sceglieranno come marito uno scavezzacollo bello e impossibile come me. E io non ho nessuna intenzione di cedere le mie bambine a delle canaglie impunite
- Non credi di essere un po’ troppo duro con te stesso? 
- Non abbastanza, fidati. 
- Amore, è per questo che mi piaci. Perché sei così lucido, così realistico. Stiamo sempre insieme, forever and ever? 
- Certo. Sei tu il mio orizzonte di gloria. Al di là di te e delle bambine, c’è solo un salto nel vuoto. 
- Ohhh! Che carino! 
- Ehhh! 
- ... 
- ... 
- Solal, sembriamo Ken e Barbie in Toy Story 3, il mio preferito, quando si innamorano e fondano un asilo insieme! 
- Guarda, io con quell’invertito di Ken condivido solo la mascella volitiva; nient’altro. 
- Dicevo così, per rendere più facile ai lettori la visualizzazione della nostra felicità. 
- Fammi indovinare: una metafora icastica? 
- Ecco! 
- La solita roba da secchione represse. Mi hai stufato. Adesso togliti dai piedi che devo giocare un po’ a Fifa 2013. Sono in pieno calcio mercato. 
- Il genio. 
- Ma soprattutto la sregolatezza. Non serve altro per una campagna acquisti vincente. 
- ...

venerdì 19 luglio 2013

Orizzonti di gloria


- Signore e signori, buona sera e benvenuti alla sedicesima puntata di “Vai avanti tu che a me vien da ridere”! Oggi intervisteremo un’ospite d’eccezione, una protagonista assoluta della blogosfera: diamo il benvenuto ad Ariane d’Auble! 

Clap clap. 

- Ariane, grazie per aver accettato di partecipare alla nostra trasmissione. Innanzitutto complimenti: non si direbbe davvero che lei abbia già affrontato cinque gravidanze...
- Tre, prego. 
- ...e, se lo lasci dire, questo vestitino Oviesse, collezione primavera-estate, le dona terribilmente!
- Grazie. 
- Lei è autrice di un blog di successo, Belle del signore; ci vuol dire come le è venuta l’idea di crearlo?
- Ecco, una mattina, mentre piegavo le mutande, ho pensato che la mia vita fosse davvero troppo interessante per tenerla tutta per me e che sarebbe stato un peccato se tutti quei milioni di persone che non sanno cosa fare durante le ore d’ufficio avessero continuato ad annoiarsi sulla propria pagina Facebook. 
- Che originalità! Che coraggio! Il suo blog ha raggiunto, nel giro di due mesi, la cifra stratosferica di quattordici lettori complessivi - tutti imparentati, tra l’altro. Come ci si sente ad aver ottenuto questo incredibile risultato? 
- Ma, guardi, ancora non me ne rendo conto. All’inizio lo leggevamo solo io e mia madre; poi, grazie al passaparola degli amici, i miei post sono diventati virali: adesso anche mia cugina Lori è diventata una lettrice fissa. Ci sono persino due sconosciuti e affezionati lettori che sono arrivati al mio blog digitando su Google “belle signore”, in cerca di non so quale informazione...anche la ricerca “peli superflui”, in più di un caso, ha dato come risultato il mio blog. 
- Eh, son soddisfazioni... E ci dica, Ariane, come è cambiata la sua vita, grazie al blog? 
- Cerco di rimanere con i piedi per terra; il successo può dare alla testa, se non lo si sa gestire. Ma ci pensano mio marito e le mie figlie a ricordarmi chi sono. 
- I lettori trovano i suoi post molto divertenti. C’è gente che sostiene di essere tornata a sorridere alla vita, dopo aver letto delle sue disavventure. 
- Ecco, a tal proposito io credo che non sia molto delicato ridere delle disgrazie altrui. Non capisco cosa ci trovino di divertente nel fatto di avere una rivale immaginaria perennemente appollaiata sulla spalla e un marito che non ti butta la spazzatura
- Vuole forse dire di non essere stata compresa dal suo pubblico?
- Non da tutti: qualcuno ha colto perfettamente lo spirito del blog. Ad esempio, una mia amica molto sensibile dopo averlo letto è scoppiata in lacrime e mi ha chiesto di perdonarla se non riusciva ad andare avanti; era incinta e i miei post la deprimevano terribilmente. Nelle sue condizioni, in effetti, sarebbe stato pericoloso per il bambino continuare a leggermi. 
- I suoi personaggi sono ormai diventati parte del nostro immaginario collettivo; quella simpatica canaglia di Solal, per esempio, è proprio come lei lo descrive? 
- Sì. Purtroppo. 
- E come è finita con la moto d’epoca parcheggiata in garage? L’ha più venduta? 
- L’ha messa all'asta su ebay, come gli avevo chiesto, ma solo perché vuole comprare una roulotte da agganciare al Multivan. Sa, è fissato con il campeggio; io avrei preferito qualche genere di prima necessità, come un trattamento estetico, ma sono una moglie saggia e so che i mariti vanno assecondati, come i muli. Se non li contraddici, metà delle loro idee geniali rimane irrealizzata. L’altra metà viene portata a compimento, purtroppo, ma se siete fortunate la vostra casa resta in piedi. 
- Solal in effetti è un personaggio controverso, oggetto di amore e odio da parte dei suoi lettori. 
- So cosa intende: l’altro giorno una mia amica l’ha preso a borsettate perché aveva letto il blog e pensava che Glenn fosse vera. Ah! Ah! Ah! 
- Vuole forse dire che Glenn in realtà non esiste? 
- Suvvia. Crede sul serio che un marito possa tradire la propria moglie sfatta dalle gravidanze e incattivita dalla noia e dalla fatica con un figone spaziale dalla chioma fulva e dalle tette sporgenti come un poggiolo?
- ... 
- Ma per favore. Mica siamo dentro un film dei Vanzina. 
- ... 
- ... 
- Un'ultima domanda, Ariane; molti spettatori si chiedono: ma non pensa che sia immorale sottrarre tempo ed energia alle cure parentali e coniugali per scrivere corbellerie su un blog invisibile? 
- Uhm...no. 
- No? 
- No. 
- ... 
- ... 
- Grazie per essere stata con noi, Ariane. E in bocca al lupo per il suo blog. 
- Grazie a voi! 

Clap clap. 

- E adesso, gentile pubblico, in collegamento da Saint-Tropez, ecco a voi Glenn, la rivale immaginaria di Ariane! Il nostro inviato è riuscito a scovarla, seguendo l’eco della sua ormai proverbiale risata satanica. Dopo la pubblicità, Glenn ci spiegherà come è riuscita a gabbare stuoli di mogli rincoglionite da dosi letali di prolattina e a irretire eserciti di ingenui mariti, puri di cuore e privi di cervello. Rimanete con noi.

martedì 16 luglio 2013

Branca branca branca...leon leon leon!

Dalle Dolomiti infestate di Mazariol - dove grandina anche a luglio e il cielo non è mai sgombro - ai gorghi dello Scill’e Cariddi, luccicanti sotto il sole perenne: questo il lungo percorso che la nostra eroica famiglia si appresta a compiere. Esso si snoderà lungo strade perigliose, ponti sospesi, autogrill tremolanti su asfalto rovente e terribili insidie nascoste nel bagagliaio stracolmo.

- Solal, hai respirato gas esilarante forse?
- Perché?
- Hai un sorriso grandangolare che sembra quello del gatto del Cheshire.
- E non ho forse motivo di essere esilarato? Guardaci: partiti per le vacanze, con il nostro furgone Multivan Tim Tom perfettamente equipaggiato, tre bambine imbrigliate e posizionate, la bellezza paesaggistica e architettonica dell’Italia intera da attraversare con comodo, la birra in fresco nel nostro frighetto da viaggio...
- E la mia terra che ci attende assolata alla fine di questi mille chilometri.
- Che ti attende assolata. Io vi mollo lì e dopo dieci ore riparto.
- ...

Con tale impavido stato d’animo, i nostri eroi affrontano gli imprevisti della trasferta; superano con elegante aplomb ostacoli climatici, logistici, psicologici, burocratici e intestinali. Vengono colti da improvvise amnesie, perdite di coscienza, attacchi di narcolessia alla guida, accessi d’ira funesta, vuoti allo stomaco, cagotti fulminanti, irresistibili voglie di fare shopping nel centro commerciale intravisto dal casello autostradale, cambiamenti repentini d’idea sui percorsi da seguire e pindarici voli di fantasia al momento di decidere le tappe del viaggio.

Ma i nostri eroi credono in quello che fanno, e credono in se stessi. Fortissimamente credono.

Eccoli di fronte all’ultima sfida: in campeggio, la sera, dopo seicento chilometri, la tenda da montare. 
- Solal, sono un po’ perplessa: sono quasi le nove di sera, le bambine hanno fame, sono sporche, sudate e stanche morte. E noi dobbiamo ancora farle mangiare, docciarle e addormentarle. E montare la tenda. Ce la faremo?
- Non temere, Ariane, hai davanti a te l’incarnazione del perfetto camperista. Uno schiocco di dita ed è fatta.
- Non mi sembra però che la tenda sia della tua stessa opinione. Sembri Orazio Coclite sul Ponte Sublicio che cerca di affrontare da solo l’esercito etrusco.
- Se invece di ricamare similitudini senza senso tu tenessi fermo quell’accendino, almeno riuscirei a vedere cosa sto facendo.
- Scusa, ma perché non possiamo usare le sette lampade megaluminescenti che hai comprato apposta per illuminare a giorno la nostra piazzola?
- Perché bisognava comprare anche le pile.
- ...
- ...
- Solal, io non sono un’esperta campeggiatrice, ma mi sembra quantomeno peculiare che tu stia usando la parte inferiore della caffettiera a mo’ di martello per piantare i picchetti della tenda.
- Ecco, vedi di renderti utile e segna sull’agenda: “comprare martello per fissare picchetti tenda”. E poi comincia a cucinare gli spaghetti sul nostro superfornello preso apposta per l’occasione.
- Ehm, a tal proposito, Solal, volevo dirti: ho come l’impressione di non aver preso le posate...abbiamo solo i cucchiaini da caffè. Però i piatti ci sono.
- ...
- Mamma, come si fa ad avvolgere gli spaghetti con il cucchiaino? Scivolano da tutte le parti!
- Usa le mani, bambina: è nelle situazioni più difficili che i perfetti camperisti danno il meglio di sé.
- Ma ci hai sempre detto che non bisogna mangiare con le mani!
- Non essere impertinente: quello era per quando vivevamo in mezzo alla civiltà. Cerca di non comportarti da tipica marmocchia viziata del ricco Occidente post industriale.
- ...
- Solal?
- Sì Ariane?
- La prossima volta che decidiamo di attraversare l’Italia su quattro ruote, che ne dici della soluzione “spiderino decappottabile e tappa negli hotel vista mare con Spa”? Credo che sia una formula più consona alle mie risorse psicofisiche.
- Ariane, tu sei mia moglie, non la mia amante immaginaria. La formula giusta per famiglie numerose in viaggio è questa: percorso a ostacoli con tenda da montare. Lo spiderino lasciamolo a Glenn.
- ...
- Ahi, Ariane, mi hai colpito con la base della caffettiera!
- Non temere, Solal, domani compriamo il martello.

venerdì 12 luglio 2013

Aria pulita, voglia di vita

C’era questo concorso da fare; innumerevoli prove da sostenere e superare. L’ultima, ieri: il colloquio. È andata come è andata (e come volete che sia andata alla madre attempata di tre bambine e di un blog dal pubblico planetario, nonché moglie di un uomo che non sa farsi le valigie da solo? Rispondetevi da soli, io non ne posso più di rispondere a domande). Bisognava farlo, questo concorso: l’unica via per raggiungere un livello professionale più soddisfacente (da tappabuchi a professoressa rispettata dalle bidelle), le ferie pagate e la tredicesima. Adesso è finito e io, Ariane, sono una donna libera: libera di leggere riviste femminili che richiedono l’uso di un solo neurone alla volta, libera di visitare con acribia critica i siti di gossip sul web, libera di fare lunghe passeggiate per tonificare i glutei gelatinosi, libera di rivedere le amiche trascurate, libera di non fare nulla. 
Ah, era un anno che aspettavo questo momento; e adesso finalmente è arrivato. 

- Mamma? 
- Sì bambina numero 1? 
- Adesso che non devi più studiare per il concorso, potrò smettere di guardare la televisione? Mi sono stufata, vorrei fare tanti giri in bicicletta. Mi porti al parchetto? 
- Non ora, amore, devo preparare questa maschera al latte e patate consigliata da Clio Make up, dice che fa miracoli coi pori dilatati. 
- ... 
- Mamma? 
- Sì bambina numero 2? 
- Adesso che non devi più studiare per il concorso, dovrò ancora indossare le mutandine sporche al contrario perché non hai fatto il bucato e non ce ne sono di pulite? 
- No, non dovrai più, ma solo se smetti di farti la pipì addosso. 
- ... 
- Ariane? 
- Sì, Supersuocera? 
- Adesso che non devi studiare più per questo concorso, pensi di ricominciare a lavare le bambine?
- Certo! 
- E taglierai loro anche le unghie, ogni tanto? 
- Devo farmi un promemoria, questo dettaglio delle unghie tende a sfuggirmi. 
- Dettaglio. 
- ... 
- Ariane? 
- Sì, Solal? 
- Adesso che non devi più studiare per il concorso, me la dài? 
- ... 
- Scherzo, amore. Però pensi di ricominciare ad occuparti un po’ di me e della tua casa? 
- Non è quello che ho fatto in questi mesi, nonostante dovessi superare il concorso più difficile mai bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione dall’Unità d’Italia a oggi? 
- E queste formiche che girano per casa dall’inizio della primavera, pensi di sterminarle, prima o poi, con qualche spray velenoso o devo continuare ad apparecchiare anche per loro, la sera?
- Ma mi facevano compagnia, le usavo come segnalibro.
- ... 
- Ariane? 
- Sì, mio caro blog? 
- Adesso che non devi più studiare per il concorso, pensi di cominciare a scrivere finalmente qualche post intelligente? Sono stufo di essere un blogghino di lamentele muliebri su corna e calzini spaiati. 
- Ma io sono la massima esperta mondiale di calzini spaiati, mi invitano persino a tenere conferenze internazionali sul tema! 
- Non lo metto in dubbio, ma inserire ogni tanto qualche acuta considerazione sul riscaldamento globale, lo sviluppo sostenibile, l’attualità politica? 
- No, blog, è fuori questione. Soffro di affaticamento mentale post-traumatico da concorso a cattedra. Riesco a parlare solo di economia domestica spicciola. 
- Che ne dici della moda, allora? Perché non diventi una fashion blogger? 
- Blog, ma mi hai vista? Ti sembro una che possa dare consigli alla gente su come vestirsi? 
- Almeno abbelliscimi con qualche cornicetta colorata, uno sfondo simpatico, qualche gadget figo... 
- ... 
- Dadadadada? 
- Sì, neonata? 
- Dadadadadaddadadaddà*. 
- To’, guarda, è vero. Ma da quant’è che non ti guardo in bocca? 


 * Mi sono spuntati tre nuovi dentini, mamma.

martedì 9 luglio 2013

Redde rationem


- Ariane?
- Sì, Supersuocera.
- Ariane, è giunto per me il momento di dirti quello che veramente penso di te come madre e casalinga. 
- Gulp, Supersuocera. Non sono ancora pronta. Non puoi aspettare che io sia sul mio letto di morte per toglierti tutti i sassolini dalle crocs?
- No, perché credo di arrivarci prima io di te sul letto di morte e, francamente, spero di avere cose più interessanti da fare, a quel punto.
- Pietà, Supersuocera.
- Sarò magnanima:  per stavolta affronteremo un solo argomento. Quello che più mi sta a cuore.
- Spara.
- I calzini, Ariane.
- I calzini.
- Ho contato ottantasette calzini spaiati nella cesta dei calzini spaiati, a casa tua.
- ...
- Ariane, dove finiscono i compagni dei calzini spaiati?
- Supersuocera, ti dico quello che penso: in lavanderia deve essersi aperta una falla spazio-temporale che risucchia i calzini e li smaterializza. O forse li trasforma in anti-materia.
- Non torneranno più?
- Non credo.
- E allora che si fa, li buttiamo via questi calzini spaiati?
- No, Supersuocera, non me la sento. Sarebbe la definitiva ammissione che la lavanderia ha preso il sopravvento su di me e che sono in balia del caos cosmico.
- Riconoscere il problema, forse, potrebbe aiutarti a risolverlo.
- Lasciameli tenere ancora un po’ nella loro cesta, Supersuocera, ti prego. Mi serve un po’ di tempo per prepararmi al distacco.
- Aspetterò tre giorni Ariane.
- Forse, se li tengo ancora, gli altri si decideranno a tornare a casa.
- Tre giorni, non uno di più. E poi, zac! Addio calzini spaiati.
- Paura, Supersuocera.
- E non ho ancora finito con te, Ariane.
- ...
- ...

venerdì 5 luglio 2013

Con tristo annunzio di futuro danno

- Ehm, Glenn?
- Sssìììì? 
- Perché sei appollaiata sulla mia spalla?
- Bah, perché hai deciso di immaginarmi come un’Arpia e le Arpie, nell’iconografia classica, sono rappresentate come delle creature mostruose col volto di donna e il corpo di uccello. 
- Ah, ecco perché. Però mi sento un po’ a disagio con un mostro mitologico appollaiato sulla spalla.
- Peggio per te, Ariane: io sono un parto della tua fantasia malata, non viceversa.
- Speravi forse che ti immaginassi come una gnoccona rossa e tettoruta?
- Cioè come aveva timidamente suggerito Solal, il mio amante immaginario? 
- Ti proibisco di usare il nome proprio “Solal” e l’aggettivo possessivo “mio” nella stessa frase, Glenn.
- Se tu non fossi una moglie ordinaria, candidata a corna ordinarie, Ariane, mi faresti quasi tenerezza. Invece ti trovo mortalmente noiosa e mediamente patetica. 
- ...
- Piuttosto, Ariane, portami un po’ in giro, facciamo cose, vediamo gente! Mi appassiscono le tette se resto sempre chiusa tra queste quattro mura. 
- Benvenuta nel meraviglioso mondo delle mogli ordinarie, Glenn.
- A che ora torna Solal oggi? Magari con lui la vita qua dentro si anima un po’... 
- Sì, come no. Vedrai che divertimento quando stramazzerà sul divano con una birra in una mano e un panino nell’altra. C’è la finale della Confederation Cup stasera.
- Ottimo. Io so tutto della Confederation Cup. Tu puoi rintanarti in cucina a recriminare sulle abitudini medie dell’uomo medio, mentre io gli massaggio l’ego e quello che ci sta attorno, qui su questo divano, Ariane cara.
- Baldracca tardo imperiale.
- Con gli insulti non mi renderai certo meno pericolosa, Ariane. 
- Insultarti mi rilassa.
- Non è contro di me che devi combattere, Ariane, ma contro te stessa. 
- Cos'hai contro me stessa, scusa?
- Ariane, ascoltami: anziché ignorarli, perché non ti concentri sugli specchi di casa e sull'immagine che riflettono quando ci passi vicino? Non capisci che stanno cercando di mandarti un messaggio?
- Non capisco dove vuoi andare a parare, Glenn. 
- Ariane, fai qualcosa, perdio!, non mi piace vincere facile.
- Vado dal parrucchiere?
- Forse sarebbe meglio se ti facessi internare in un centro estetico. A vita, però. 
- ...
- Lo dico per il tuo bene, Ariane. Non puoi circolare a piede libero in queste condizioni. Ti potrebbero arrestare per vilipendio al pubblico buon gusto. 
- Arpia.

Risata satanica di Glenn

mercoledì 3 luglio 2013

Captatio benevolentiae

- Dobrodošli u Europi. Dobrodošli u Europi! 
- Eh? 
- Ho detto “Benvenuti in Europa” in croato, Solal. 
- Ah. E come mai parli croato, adesso? 
- Solal, non sai che dal primo luglio 2013 la Croazia è diventata il 28esimo Paese dell’Unione europea?
- Lo so. E quindi? 
- Ho pensato che sarebbe carino, la prossima volta che andiamo al mare sulla nostra spiaggia istriana, dare il benvenuto nella loro lingua. 
- Cioè tu dai loro il benvenuto sulla loro spiaggia? 
- Magari così le nonne istriane mi mostreranno maggiore benevolenza. 
- Le nonne istriane. 
- Sì, le nonne istriane della nostra spiaggia. Si arrabbiano sempre così tanto quando mi si ribalta la piscinetta con dentro la neonata... Il loro biasimo mi è intollerabile. 
- E pensi di scongiurarlo dicendo loro “benvenute in Europa”? 
- ... 
- Ariane, è come dire: finché eravate un'anonima nazioncina slava, non ritenevo necessario saper dire nemmeno “grazie” nella vostra lingua. Ora, siccome siete entrati a far parte di un consesso di nazioni evolute, vi do il benvenuto in croato per farvi sentire gratificati. 
- ... 
- Ariane, questo è solo becero paternalismo post-colonialistico. 
- ... 
- Vergognati, Ariane. 
- ... 
- ... 
- Solal. 
- Cosa? 
- Io ho bisogno del loro affetto. Sono pronta a fare qualunque cosa, purché le nonne istriane mi vogliano bene.
- ... 
- Dobrodošli u Europi. Dobrodošli u Europi!