giovedì 31 luglio 2014

Holiday Inn

- Buongiorno! Che buon odorino, è pronto il caffè?
- No, tua figlia ha cagato per terra. 
- Zitti! Silenzio! Voglio dormire! 
- Chi è che urla? 
- Tua sorella. Dice che i bambini fanno chiasso e non può riposare.
- Sono solo le undici? Oggi mi sono svegliata presto! 
- Ariane, io sto uscendo, vado a fare la spesa: li tieni tu questi sei bambini? 
- Sì ma quando torni? Ho bisogno di andare a prendere una granita al caffè 
- Aleee! Fai il latte ai bambini?
- Non vedi che sto dormendo?
- Chi li porta al mare? Li porta Stefi? 
- No, è uscita stamani all’alba per andare a fare shopping. 
- All’alba?
- Sì, mentre tutti dormivano, per essere sicura che nessuno glielo impedisse. 
- Ma dove sono le maschere? 
- Mamma, non trovo le ciabatte! Posso prendere quelle del nonno? 
- Chi va con la Vespa?
- Io; e mi porto mia figlia. 
- E gli altri cinque? 
- Vengono con te, la mamma e Stefi. 
- Ma non ci stiamo in macchina! 
- Chiama il nonno, digli di fare due viaggi. 
- Dov’è la piccola? 
- È lì in cima alle scale e sta per precipitare a capofitto battendo più volte la testa sugli spigoli. 
- Presa! 
- E le tovaglie*? 
- Non le dovevi prendere tu? 
- Senti, guardami un po’ la piccola, che devo farmi una nuotata rassodante. La lascio qui sulla battigia** a lanciare le pietre in acqua. 
- Non sono pietre, sono le chiavi della macchina del nonno. 
- Dove sono gli altri cinque? 
- Due se li sta portando via la corrente, e due sono laggiù che giocano con la sabbia. 
- Non ne manca una?
- No, è con gli altri due, la stanno sotterrando. Non vedi il naso? 
- Ma che si mangia oggi? 
- Bambini, è in tavolaaa! 
- Scendi dal piatto di tua sorella! 
- Staccati dal braccio di tuo cugino, la carne è nel piatto! 
- Smettetela di urlare, non sento il telegiornale!
- Dov’è la piccola?
È sul terrazzino: sta lanciando olio bollente sui passanti. 
- Non è olio bollente. Sono gli occhiali del nonno! 
- No! 
- Scherzavo. È il tuo telefonino. 
- Bambini, adesso si fanno i compiti! In silenzio, che il nonno deve riposare! 
- Ma dove sono i bambini? 
- Stanno giocando alla sfilata di moda con i vestiti della nonna. 
- Ah. Meno male, credevo fossero i miei. 
- Stasera io esco, devo andare a teatro. 
- No no no! Stasera tocca a me. Tu sei già uscita ieri.
- Ma io ho solo una figlia, tu ne hai tre. Quindi, stai ferma tre turni.
- Dov'è la piccola?
- Sta disegnando sui muri del nonno col pennarello indelebile. 
- No! No! NO! 
- L’ho presa! 
- Mi presti il tuo vestito a fiori? 
- L’addormenti tu la piccola? 
- Ma dov’è il mio lavoro all’uncinetto? 
- Ti riferisci alla capanna di fili di cotone che hanno costruito le bambine? 
- Perché il bagno è allagato? 
- Chi ha cagato per terra? 
- Non è cacca, è nutella. 
- Quindi, se la piccola la sta leccando, non devo intervenire? 
- Scherzi? Bisogna essere fatalistici. 
- Hai ragione. Dopotutto, siamo in vacanza. 

… 

- Dov’è il nonno?


* Legenda per i lettori settentrionali: 
Tovaglie = teli da mare
Pietre = sassetti della spiaggia.

* Legenda per i lettori meridionali:
Battigia = 'nta botta o' mari

mercoledì 23 luglio 2014

Ultima spiaggia

Voi che villeggiate contenti sulle vostre comode spiagge attrezzate, 
considerate se questa è una vacanza:

tra i cassonetti imbottiti di marcio, sulla coltre di cicche spente fra un telo e l’altro, vicino al rigagnolo di scolo della fognatura bucata, tra il rally delle auto sulle strisce pedonali e i lidi fiammanti di ruggine e plastica, all’ombra di una baraccopoli di loculi in cemento armato, con gli stitici balconi appena calpestabili, perché lo spazio è poco e ci dobbiamo stare tutti, anche se nessuno ci viene più. 

Considerate se questa è una Riviera: 

violentata coi tondini di ferro, scorticata delle sue tamerici, imbrattata di cattivo gusto edilizio, stipata di case e case e case e case. Senza un giardino, senza una siepe o un’aiuola fiorita a interrompere questo lungo nastro continuo di bruttezza inconsapevole e tronfia, che osa guardare il mare di Omero, il mare color del vino, e non si vergogna. 

Vergogniamoci noi, al suo posto, noi che abbiamo permesso che i mattoni forati prendessero il posto degli oleandri, per un tozzo di pane al metro quadro che ci ha resi tutti pezzenti e contenti, azionisti con le pezze al culo di una delle zone un tempo più belle di questa Isola trafitta di punte e angoli acuti, di cui siamo i fieri carnefici. 

Il mare è sempre bello, ma solo perché non abbiamo ancora trovato il modo di costruirci sopra qualcuno di quegli alveari grigio-merda che ci piacciono tanto. 

Guardiamocelo, il nostro bel mare, convinti che il mare di turisti che qui non torneranno più non abbiano occhi per vedere cosa abbiamo fatto da Capo a Capo.

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mercoledì 16 luglio 2014

La maratoneta

Corro e il vento caldo mi asciuga il sudore addosso, modellando il mio corpo come fa il mare con le falesie. 

Corro e i miei capelli volano con me, il fiato ritma i battiti del cuore, l’occhio si perde sulla linea del mare ondulato. Oltrepasso panchine e docce, doppio tamerici e sfioro oleandri, il traffico del lungomare mi ronza a fianco e tifa per me. 

Corro come se veramente queste tristi trippe tremolanti non vibrassero sotto i colpi dei tendini incriccati, come se la pancia potesse davvero asciugarsi e tornare come un tamburo tribale che suona senza tremare. 

Corro come se questo piano inclinato che è la china del tempo e degli anni che passano potesse veramente essere risalito, fino in cima, fino alla meta della carne soda giovane e invitante. 

Corro come se non fossi Sisifo, che trasporta il suo macigno in cima, ogni volta dimentico che poi rotolerà giù e che bisognerà ricominciare a spingere. 

Corro come se non fossi Penelope, che di giorno tesse la sua tela di buoni propositi, e la notte apre il frigo e disfa la tela. 

Corro come se avessi vent’anni e questo fosse lo stesso mare di allora, la stessa spiaggia dei pomeriggi giovani e infiniti. 

Corro e mi schianto contro la granitica, triste realtà: “Spostati” dice un uomo a suo figlio, “che se no fai inciampare la signora”.

... 

sabato 12 luglio 2014

Infanzie difficili

- Mamma, tette! 
- No carina, niente tette. Non ti ricordi che ne avevamo parlato e io ti avevo convinta, facendoti fissare un ciondolo oscillante, che la tetta non ti piace più? 
- Tette bleah! 
- Esatto, tette bleah, schifo, cacca!
- … 
- … 
- Mamma tette!
- Nooo. Rifletti: ti ricordi che te l’ho fatta assaggiare ricoperta di sale e non ti è piaciuta, lì per lì? 
- Tette bleah! 
- Brava bambina, così ti voglio! 
- …
- … 
- Mamma tette! 
- Aridaje, co’ ‘ste tette! Non te le posso dare, le ho cosparse di acido glicolico in purezza: dicono che faccia miracoli per le tette pendule, però non è salutare per i bimbi. 
- Tette bleah! 
- Proprio così. Ripeti insieme a me: tette no! 
- Tette no! 
- Ecco, brava! 
- Tette no. Mamma tette! 
- Eh, ma tette no significa che non le puoi ciucciare più. 
- Tette… 
- Smettila di osservarle con desiderio e nostalgia, mi spezzi il cuore. 
- Tette… 
- No, ti prego, l’occhio sospiroso e concupiscente no! Sembri tuo padre. 
- Tette… 
- Crescerai, te ne farai una ragione, le dimenticherai. 
- Tette bah?
- Tette bacio? Vuoi dare un bacio di addio alla tetta?
- Tette bah! 
- E va bene, ma solo un bacino, eh, non ti fare venire strane idee… 
- Ecco tette!
- Aaaah! Staccati! Mollami! Aiuto! Si è attaccata! Tiratela via! Solaaal! Aiuto! Alien, pussa via! Non ciucciare! 
- Ariane, ma che state facendo?
- Solal, aiutami, tirala per le gambe, io le tappo il naso finché non soffoca! 
- Ecco qua: staccata. 
- Tette, sigh. 
- Poveretta, Ariane, piange di disperazione e cordoglio... 
- Piange? Mi ha teso un tranello, la baldracca in erba. Portala via! 
- Tetteeee! 
- Ariane, ma non avevi smesso con l’allattamento? 
- Io sì, ma lei no! 
- Non mi è chiaro ma non importa. 
- Solal, io non capisco: ma cosa ci trova nelle mie tette? Perché è ipnotizzata dai miei capezzoli? Qualcuno dovrà convincerla che non si può passare la vita a desiderare di stare attaccata a un seno. 
- Non guardare me, per questo; nemmeno io me ne sono ancora fatto una ragione. 
- Che c'entra, tu sei maschio; lei è una bambina.
- Eh, infatti per lei sarà ancora più difficile. Almeno, noi maschi abbiamo i mondiali di calcio. 
- Voi mi angosciate. Voi e le vostre pretese sul mio corpo! Il corpo è mio, capito? Me lo gestisco io, capito? 
- Ecco, e vedi di andartelo a gestire in cucina, per favore, che è l’una e la tavola non è ancora apparecchiata.
- Guarda che io non sono tua madre e tu non hai sedici anni. 
- Davvero non sei mia madre? Strano, a volte me ne dimentico. 
- Villano. 
- Ariane? 
- Sì?
- Tette bah? 
- Solal? 
- Sì?