martedì 25 luglio 2017

La sturateste

E qualunque cosa succeda, io continuerò a insegnare ai vostri figli la differenza tra un soggetto e un complemento oggetto e continuerò a predicare, come un Cristo nel deserto, l'importanza dell'analisi logica. 
Non mi faranno desistere le loro domande piene di scherno:
“Prof, ma a che serve 'sta roba?”.
"A sturarvi le teste". 
Tra uno sbadiglio, un frullìo di Fidget Spinner e un lancio di bottiglietta sul banco, scopriranno che in analisi logica, più che la risposta giusta, conta la domanda giusta. 
E quella domanda non sempre è la prima che ti viene in mente, per cui devi imparare a fartene altre. 
"Posso andare in bagno?"
Le loro facce stupite quando si accorgeranno che la differenza tra complementi è ricchezza, è scelta, è libertà! 
La libertà di capire, per non dover credere ciecamente. La libertà di riuscire a collegare una causa al suo effetto, la libertà di sapere chi compie un'azione e chi invece la subisce, in modo da poter attribuire correttamente le responsabilità, distinguendo la vera vittima dal carnefice occulto. 
"Guardiamo un film sulla LIM, prof?".
Ogni giorno insisterò perché i vostri figli imparino a coniugare i verbi attivi e passivi e sarà noioso per loro e frustrante per me. O viceversa. C'è chi capirà subito, chi il giorno dopo avrà dimenticato e bisognerà ricominciare daccapo: e la depressione è sempre dietro l'angolo. La scuola non è una ludoteca di Stato, checché ne pensino alcuni genitori e tutti gli psico-pedagoghi che tengono in ostaggio il Ministero dell'Istruzione da almeno dieci anni. Al diavolo le competenze: i miei alunni devono capire e devono sapere; non devono competere - se non durante le gare dei verbi. Anche perché, chi arriva ultimo paga pegno.
"Prof, ma lei lo guarda Uomini e donne?"
Non mi arrenderò, nemmeno se il mio stipendio dovesse rimanere inchiodato su quella soglia di indecenza da cui non si stacca da anni, impedendomi di ricorrere al chirurgo estetico adesso che sono ancora in tempo.  
Lo farò io, che sono un'insegnante, perché è a me che tocca spiegare il predicato nominale, non a voi genitori. Voi li potrete coccolare, fare divertire, consolare, portare al cinema e al museo. Ma solo io potrò dire ai vostri figli che l'analisi logica e la grammatica sono bellissime.
(Grasse risate degli infedeli)

Belle e difficili. 
Ma a far le cose facili siamo buoni tutti, mentre solo la fatica di un'impresa che richiede impegno e concentrazione - come capire il teorema di Pitagora o riuscire a fare atterrare in piedi la bottiglietta dell'acqua dopo averla fatta piroettare in aria - può dare vera soddisfazione. E io voglio che i miei alunni questa soddisfazione se la prendano presto, già oggi, con le mie frasi alla lavagna. 
"Che c'è scritto là, prof?"

Sarà dura, ma dobbiamo farlo, perché senza analisi logica non può esserci democrazia, poiché non vi sarebbero soggetti, ma solo complementi oggetti o capre che credono agli Illuminati e alla teoria della Terra piatta.
  
Voglio che i vostri figli mi seguano lungo questi impervi "sentieri per capre" (questo è Saba, non perdete tempo a googlare); li condurrò in mezzo a una radura luminosa dove potranno trovare riparo in ogni momento della loro vita. In quel luogo si colgono i significati, si pongono le domande giuste, si trovano, forse, le risposte. Il luogo in cui tutti noi, democraticamente, avremmo il diritto e il dovere di arrivare.
"Prof, posso andare in bagno, ora?"

E, mentre lo farò, mi sentirò al mio posto. 
Non è una missione, la mia: è uno  di quei tanti lavori - come lo spazzino e il parrucchiere - che, se fatti bene, possono contribuire a rendere il mondo un posto migliore. 
E sarà anche grazie  a me se, un giorno non troppo lontano, a nessuno verrà in mente di legare in un'unica sequenza pre-logica i vaccini, lo ius soli e gli sbarchi dei clandestini. 



sabato 8 luglio 2017

So' troppi

“Sei matta a volerti trasferire a Roma? È una città troppo difficile e con un sacco di problemi. Meglio Milano”, mi ripetono più o meno tutte le persone che conosco, da quando sanno che mi voglio trasferire lì.
Esagerati, pensavo io. Poi sono venuta a Roma, dove da quattro giorni cerco a muso duro una casa in affitto per me e le mie bambine. La casa non l'ho ancora trovata, però ho già capito un sacco di cose di questa città: prima di tutto, che la situazione catastrofica che mi prospettavano in molti è, in realtà, ampiamente al di sotto della realtà.
In effetti è peggio di quanto pensassi.
E poi ho capito che i problemi sono tanti, è vero, ma la causa, secondo la gente di qua, è una sola. Perché i romani hanno una acuta percezione dei mali che affiggono la città, mica sono un popolo assuefatto o anestetizzato, no; è sulle cause reali che sono tutti un po' confusi o, meglio, convinti che il colpevole sia uno solo, sempre lo stesso.
E siccome il colpevole non è mai uno solo, questo significa che tutti gli altri la fanno franca.

Esempi.

1. L'agente immobiliare maschio, Esquilino.

- Allora, signora, che gliene pare?
- A dire il vero, per un seminterrato di sessanta metri quadrati, 900 euro mi sembrano un po' tanti. E poi davanti casa c'è la spazzatura sui marciapiedi e una puzza terribile.
- Ho capito, signo', ma lo vede in che Stato viviamo? I proprietari qua a Roma fanno una vita terribile! Si devono ripagare dei rischi! Qui, se l'inquilino non paga l'affitto, il proprietario non lo può sfrattare.
- E certo che non paga... 900 euro per un seminterrato!
- ...E allora lo Stato che fa? Anziché trovare all'inquilino in difficoltà una casa alternativa, oppure pagare al posto suo i soldi dell'affitto, così il proprietario, poveretto, non perde i suoi 900 euro al mese...
- Poveretto il proprietario, certo.
- ...anziché aiutare gli italiani, gli dà le case popolari agli immigrati. E poi signo', è seminterrato, sì, ma guardi quant'è luminoso!
- Sì ma in bagno ci sono solo il water e il bidet. Dove le lavo le mie figlie, senza vasca e senza doccia?
- Quali figlie, mi scusi?
- Le mie tre figlie.
- Ah no, me lo doveva dire prima! Il proprietario preferisce non affittare a gente con minori al seguito, che poi se lei non paga chi la sfratta più, co' tre figlie? Mannaggia a tutti 'sti immigrati, mannaggia. Però gli animali li accetta. Ha animali, lei?
- Sì, un gatto.
- Per il gatto non c'è problema. Modestamente, noi romani siamo famosi nel mondo per come sappiamo accogliere i gatti. Certo, con tutti questi cinesi, non è che possiamo stare tranquilli al cento per cento, ma siccome i cinesi comprano le case in contanti, bisogna portare pazienza, che vuole.

2. L'agente immobiliare femmina, Prati.

- Questo non è mica un quartiere così, come tanti altri, sa, signora? Questo è centro centro, eh? Pure io abito qui a Prati; venga, le faccio vedere, tanto non ho altri appuntamenti per oggi. Guardi quanti bei negozi fini. Qua poi ci sono le meglio scuole, per le sue figlie; i loro compagnetti di classe saranno tutti figli di avvocati e funzionari, tutta gente di livello: il mio vicino di casa è un miliardario e ha una casa enorme, modestamente gliel'ho venduta io. Non è perché vede tutte queste bancarelle sul marciapiedi, che manco se po' passa' a momenti...io non sono razzista, guardi, ma tutti 'sti immigrati nel quartiere uno non ce li dovrebbe fare stare! Non si può, ho capito che hanno la guerra, ma proprio qua a Prati devono venire, con le loro bancarelle?
- Mi scusi, non capisco, ma stanno qui senza permesso e senza licenza, tutte queste bancarelle? E perché i vigili non li fanno sgomberare?
- I vigili! E mica si possono mettere a risolvere tutto i vigili, signora. Questi, qui, non ci devono proprio venire! Non li possiamo fare entrare tutti in Italia! Che poi la licenza mi pare che ce l'hanno, quindi sono in regola e non gli puoi fare niente. Però non si può vedere tutto questo degrado. Che poi mi si deprezzano le case, a me. Lei non è di Roma e non può capire: il problema è a monte. Questi vanno aiutati a casa loro, non a casa nostra!

3. Il pensionato alla fermata dell'autobus, Torpignattara. 

- Buongiorno, mi scusi: come mai non passano gli autobus? Sono qui da mezzora e non se n'è visto nessuno. C'è forse sciopero?
- Ma che sciopero, signora, qua fanno come je pare. Ieri passavano, oggi no. Tocca aspettare.
- Ma ci sono quaranta gradi e non c'è nemmeno una tettoia sotto cui ripararsi. Questo non è un servizio di trasporto pubblico da paese civile!
Il pensionato scuote la testa e mi lancia un'occhiata piena di consapevolezza e di qualcos'altro: stanchezza, rabbia, rassegnazione, tutto mescolato a formare un grumo indegno che gli accende la pupilla.
- I porti, signora.
- I porti?
- Dobbiamo chiudere i porti. Questi, qua, non ci devono più arrivare. Guardi un po' in giro, li vede quanti sono?
- Sì va bene, ma che c'entra? Mica li guidano i bengalesi gli autobus.
- Sì ma so' troppi! Poi quando passa l'autobus salgono tutti, e per me e per lei non c'è più posto! Dobbiamo chiudere i porti! Ma quelli che governano da quest'orecchio non ci sentono, perché a loro gli conviene farli entrare, così poi dicono che nun ce stanno i sordi pe' mette' l'autobus nuovi...

Ecco; questa è la pancia della città, non la testa. Ma è una pancia esasperata, che borbotta e mugola e non ragiona; è rappresentativa del Paese intero e non ne può più. Certo, fare uno sforzo razionale e concatenare in maniera logica cause e conseguenze potrebbe portare a scoprire che non sono gli immigrati l'origine di tutte le vessazioni a cui la gente comune è quotidianamente sottoposta. Ma gli sforzi razionali dovrebbe farli la classe politica, che invece o arruffa il pelo di quelli che non sanno emettere che un sordo brontolio di pancia, oppure cerca di calmarli sventolando mezzo osso (aiutiamoli a casa loro etc etc).
E poi ci sono gli altri, quelli che continuano a perseguire i propri interessi e a cui fa comodo che la gente non riesca a vedere con chiarezza che chi ci guadagna non sono quelli che occupano i marciapiedi con le bancarelle (gli stranieri), ma coloro i quali quelle licenze le possiedono o le concedono (che sono invece italiani). I palazzi abitati da stranieri impilati uno sull'altro, perché ai proprietari conviene così, portano degrado e miseria, ma di chi è la colpa? 
Alla politica pre-logica e agli altri, il problema dei migranti in fondo fa comodo: è il nuovo oppio dei popoli, è l'osso di plastica da far mordere perché la bestia incatenata si sfoghi e non le venga in mente di girarsi per vedere di chi sono le mani che stringono saldamente quella catena.


(Trova il colpevole:  il sacchetto della spazzatura è stato lanciato in direzione cassonetto - che è vuoto - oppure il cassonetto era pieno e il camion della spazzatura lo ha svuotato senza raccogliere quello che era rimasto a terra? Me lo sto chiedendo da cinque giorni).