venerdì 19 giugno 2015

Il posto fisso

Da oggi sono un’insegnante davvero e per sempre: ho superato l’anno di prova, la Commissione dell’Istituto Comprensivo di ********* si è riunita, dopo aver ascoltato la mia relazione finale, e ha deliberato: parere favorevole alla conferma in ruolo della professoressa Ariane!
La Preside, che per un intero anno scolastico ha meticolosamente evitato di ascoltarmi - o, se proprio doveva, di guardarmi in faccia mentre le parlavo - ha finalmente mostrato il suo volto umano, complici i due bicchieri di prosecco Valdo che si è già calata durante il rinfresco offerto da noi neoassunti. 
Per questo mi ha rivolto la parola, senza però staccare gli occhi dalla fragolina di bosco del suo pasticcino. 
- Congratulazioni, professoressa. Ho visto che ha consegnato il registro in segreteria. È in condizioni pietose: strappato, pieno di orecchiette e di cancellature. 
Inghiotto intero il mio bigné. 
- Quale sarà la sua sede, l’anno prossimo, professoressa? 
- Il carcere circondariale del capoluogo di regione, sezione uomini. 
Il suo volto si distende. L’idea che io finisca in prigione, evidentemente, la rasserena. 
- Però, Preside, a malincuore dovrò rinunciare: chiederò l’assegnazione provvisoria qui vicino, perché ho troppe bambine e non posso trasferirmi quest’anno. Magari riesco a ritornare in questa scuola. 
Silenzio. La Preside sta metabolizzando la notizia. Mangiamo entrambe un altro pasticcino. 
- Quanti ne ha già presi? 
- Tre bigné al pistacchio, quattro cestini alla frutta e un cannolicchio alla ricotta, preside. Ho la fame nervosa da dopo esame. 
Sguardo di disapprovazione del capo di istituto. Sono troppo secca, per lei. Le insegnanti secche la infastidiscono, soprattutto se si strafogano di pasticcini al buffet. 
- Preside, ma è tutto? Prima di diventare una professoressa vera, non dovrei fare che so, un solenne giuramento, come i medici? 
- Perché mai? Mica deve salvare vite umane, lei. 
- Ma il nostro è un lavoro importante, abbiamo a che fare con persone! Forgiamo le loro teste, i loro caratteri. 
- Lei si sopravvaluta. Cosa insegna, italiano? Al massimo, se è brava, potrà fare in modo che tre alunni su venti imparino a usare il punto e virgola. 
- Ma non c’è qualche codice deontologico da firmare, un rotolo della legge, che so, qualcosa che sottolinei l’ufficialità dell’entrata in ruolo? 
- No. Se ci riesce, visto che è una terrona, eviti di approfittare della legge 104 per farsi trasferire dove vuole millantando genitori paraplegici e di procurarsi certificati falsi per starsene a casa a fare il cambio stagione. Eventuali atteggiamenti di nonnismo verso i supplenti, invece, saranno tollerati. 
- Ma ci deve pur essere un rito iniziatico, qualcosa che segni il passaggio dallo stato di precaria a quello di assunta a tempo indeterminato! 
- Tanto per lei non cambierà niente, a parte il fatto che verrà pagata durante i mesi estivi; ad agosto potrà dire: “sono in vacanza”, anziché “sono disoccupata”. 
- E non è poco, le assicuro. 
- No, infatti; lei diventerà un alibi per evasori fiscali. 
- Eh? 
- Sì, ce l’ha presente:“le dispiace se non le faccio lo scontrino, che poi i miei soldi li usano per pagare le ferie a quei fannulloni di insegnanti che mi hanno pure bocciato il figlio, quest’anno”? 
- … 
- Una statale garantita e improduttiva in più: cosa voleva, la stretta di mano del Presidente della Repubblica? 

Facciamo nondimeno cin cin con i bicchieri di carta. 
Il prosecco Valdo scorre a fiumi, gentilmente offerto da voi onesti contribuenti.