venerdì 30 agosto 2013

Pari opportunità

- Solal?
- Uh?
- Come si chiama il tuo rivale immaginario?
- Eh?!
- Sì, voglio dire, la proiezione fantastica delle tue paure più profonde su un mio possibile scissionismo sentimentale.
- Ah?
- Intendo la forma che dài al tuo sgomento quando consideri che io sono una donna indipendente, intraprendente, con un ricchissimo mondo interiore, una personalità travolgente e un fondoschiena che prima o poi risalirà la china, con i dovuti accorgimenti.
- Davvero potrebbe risalirla?
- Solal, so che per te è difficile lasciarmi andare in giro per il mondo, pensando a quante insidie potrebbero nascondersi dietro l’angolo!
- Non ci sono insidie alla Coop, che io sappia.
- Insidie sotto forma di maschi dinoccolati, di mani affusolate, di sguardi taglienti e obliqui.
- Nel senso che sono strabici?
- Insidie che parlano con la voce profonda, che ti fanno sentire bella, affascinante, appetibile. Che ti portano fuori e ti fanno inebriare di vita.
- Fuori dove? Fuori dalla Coop?
- Tu che nome daresti all’incarnazione del tuo incubo?
- Boh. Armando, Ettore...
- No, deve essere un nome evocativo, un nome che dica tutta la terribile e oscura potenza della forza cieca che proviene da profondità viscerali.
- Profondità viscerali?
- Sì.
- Allora Wyoming.
- Prego?
- Ho detto: Wyoming.
- ...
- ...
- Solal, sento che il nostro dialogo sta per scadere in una sequenza da avanspettacolo.
- Ariane, non facciamola tanto lunga: dimmi chi è questo rivale che vado e gli spacco la faccia.
- Che essere rozzo ed elementare che sei Solal: non c’è alcun rivale!
- Ah no?
- No.
- E allora che vuoi da me?
- Stavo solo cercando di condividere con te il mio ricco mondo interiore e tentando, nel contempo, di sondare il tuo.
- Ma non potresti invece andare a fare shopping, come tutte le femmine normali?
- ...
- ...

sabato 24 agosto 2013

(le buone cose di pessimo gusto)

- Ariane? 
- Chi mi chiama? 
- Sono io. Glenn. 
- Glenn! Dove sei finita? Non ti vedo. 
- Sono qui, fra la matrioska e le nacchere, sullo scaffale. 
- Cosa ci fai lì, tutta impolverata, in mezzo ai graziosi soprammobili di mia madre? 
- Prima mi immagini come una vecchia gallina impagliata e poi ti stupisci se sto su uno scaffale a prendere polvere? 
- E dove vorresti stare, Glenn? Forse sotto le ascelle protettive di Solal? Non puoi. Quello è il mio posto. 
- Bah. Contenta tu. Dico solo che è un peccato: una fuoriclasse come me relegata tra i ninnoli di nonna Speranza! 
- Calmati, Glenn. Il livore non si addice al tuo incarnato e poi ti si agitano le tette. Non mi piace quando ti si agitano le tette. 
- Ariane, perché mi hai trascurata così tanto durante queste settimane? 
- Ero in preda alle mie vacanze, Glenn. Tutte le mie forze sono state assorbite da un ozio alacre che non mi ha dato tregua. 
- Significa che eri troppo indaffarata a non fare niente? 
- Sì. 
-  ... 
- Glenn, come mai non hai approfittato della mia lontananza per lavorarti un po’ Solal? Non è così che operate, voi rivali immaginarie? 
- Solal chi, quel quarto di manzo che si sta lentamente putrefacendo sul divano? 
- È stanco perché lavora tanto. 
- Ad agosto, vecchia volpe? 
- Cosa vuoi insinuare? 
- Purtroppo niente. Per ora è lì che si strugge di desiderio e nostalgia per la sua stucchevole famigliola lontana. Pensa che, da quando sei partita, ogni giorno butta la spazzatura
- No! Poveretto... chissà come soffre. 
- Già. Sono lì, da soli, lui e il televisore, e si fissano a vicenda. Dei due non so quale sia più spento.
- Ma perché non mi ha raggiunta prima, invece di aspettare la fine di agosto? 
- Non ne ho idea. Di notte si lamenta nel sonno. Bofonchia qualcosa come “brodo di pollo” e “Ferragosto” e singhiozza. 
- Forse fa brutti sogni. Comunque, Glenn, un po’ mi deludi: che rivale immaginaria sei, se non sai nemmeno approfittare dell’assenza di una moglie per saltare alla giugulare dello sposo abbandonato?
- Ariane, non è la giugulare la parte dello sposo che... 
- Taci, meretrice inveterata. 
- Significa zoccola? 
- Sì. 
- ... 
- ... 
- Comunque, Ariane, per rispondere alla tua domanda: non c’è alcun gusto a insidiare il marito della tua rivale, se la tua rivale non è lì ad assistere tremebonda agli effetti devastanti del tuo fascino. 
- Glenn, hai così tanto bisogno di un pubblico? 
- Perché, tu no? 
- No! Io non sbaldracco in giro in preda a manie di protagonismo come te! 
- Detto da una che si è aperta un blog per raccontare come spaia i calzini e piega le mutande... 
- Non è la stessa cosa: la mia è un’esemplarità di servizio. 
- Significa che servi da esempio? 
- Sì. 
- E io a cosa servo, in questo tuo servire da esempio? 
- A nulla. Tu sei solo un parto della mia fantasia
- ... 
- ... 
- Ariane? 
- Sì, Glenn? 
- Non è che mi potresti spolverare un po’? 
- Impossibile. Mi piace quella patina grigiastra sulle tue vecchie penne. Si addice a una sgualdrina da angiporto come te. 
- Significa zoccola? 
- Sì. 
- ... 
- ... 
- Almeno cambiami di scaffale. Non sopporto le matrioske. 
- Eppure avete così tanto in comune. 
- Io e le matrioske? 
- Sì; anche loro sono piene di sé. 
- Ariane. 
- Sì? 
- Ti prego, scegliti un’altra rivale immaginaria. Mi si intristiscono le tette, se sento un’altra delle tue battute.

martedì 20 agosto 2013

E. R.

Sei comodamente stesa sul divano nella posa languida di Paolina Borghese e guardi affascinata la puntata di Clio Make up in cui lei mostra come replicare in poche, semplici mosse un trucco anni ’80 di Moira Orfei. Oppure sei chiusa in bagno e stai spalmando l’olio lipolitico sulle tue tristi trippe tremolanti; oppure stai aiutando tua sorella a strapparsi con la ceretta la foresta pluviale che si ritrova sui polpacci. O stai controllando per la 417esima volta se qualcuno per caso ha commentato il tuo ultimo post (no). 
All’improvviso, ti viene in mente che è da un po’ (cinque minuti? Un quarto d’ora? DI PIÙ?) che non vedi in giro la neonata. 
L’avevi lasciata a razzolare per terra da qualche parte. 
Fai uno scatto che neanche Usain Bolt ai blocchi di partenza, urlando il suo nome (della neonata), e cercandola in giro per casa. 

Fffiiiuh! Meno male. Eccola là. 
Stava soltanto: 

1) Infilandosi un cecio nella narice destra. 
2) Rimestando con la manina dentro la tazza del cesso. 
3) Masticando un pezzo di melanzana fritta che era finita sotto il divano la settimana scorsa. 
4) Facendo i suoi primi passetti nell’indifferenza generale. 
5) Cercando di telefonare a suo padre per farsi venire immediatamente a prendere, solo che il telefono non è un cordless e il filo della cornetta - però che sfiga - le si è attorcigliato intorno al collo. 
6) Sbattendo la testa contro un angolo acuto. 
7) Tentando di ipnotizzare un pomodorino guardandolo fisso e ripetendogli in maniera ossessiva “cocococo”. 
8) Leccando con gusto la suola delle tue infradito. 
9) Gattonando con decisione verso la tromba delle scale. 
10) Cercando di estrarre il braccino tenero tenero dalle fauci della sorella senza lasciarle tra i denti nemmeno un brandello di carne. 
11) Ingoiando manciate di terra dal vaso della pomelia; terra che, inspiegabilmente, sembra gradire più del filetto di platessa omogeneizzato. 
12) Spalancando i suoi occhioni sul mondo variopinto e brulicante di sorelle. No? Non stai osservando il mondo con gli occhi sgranati dalla meraviglia? E allora cosa stai facendo? Ah. La cacca. 

- Amore della mamma! Ma dov’eri finita, eh, farfallina? 
- Daddadà. 
- Cos’hai messo in bocca? Una briciolina di pane? Fammi vedere. 
- Ghegheghé. 
- Cos’è? Non è pane: è nera e gialla. Sputa! Sputa subito la vespa! SPUTA LA VESPA! 

sabato 17 agosto 2013

LE 6 RICETTE "RINFRESCANTI" DI MIA MADRE

Sottotitolo: Una nonna che sa cosa vuol dire amare 

Quando il solleone è la tua norma climatica e non solo il titolo di un servizio estivo di Studio Aperto; quando i tuoi ritmi vitali si fanno intermittenti per il troppo sole e per l’affollamento dei bagni di casa; quando apri un armadio e ci trovi dentro una bambina; quando inciampi in un tappeto e ci trovi arrotolata dentro una bambina; quando svuoti la vasca da bagno e sul fondo rimangono le paperelle, i sassetti del mare e una bambina; e tutte queste bambine hanno fame; quando all’idea di metterti davanti ai fornelli un pezzo di te muore, ma sai che se non cucini tu l’intera famiglia è destinata a perire di consunzione; allora tu, una nonna che sa cosa vuol dire amare, ti alzi in piedi e annunci: 
- Ci vuole una delle mie ricette rinfrescanti. 

Le 6 ricette rinfrescanti di mia madre. 

1) Pasta al forno 

Mentre il forno si riscalda e le temperature della cucina diventano equatoriali, disponi la pasta a strati, alternandola con tutto ciò che offre il tuo frigo e/o la dispensa (meglio se stantio o appena scaduto). Poi friggi le melanzane. Senza la melanzana fritta, la tua pasta al forno sarebbe incongruente e monca. Ricorda: melanzana fritta; diffida delle versioni light grigliate. La frittura, infatti, oltre a esaltare le qualità organolettiche della melanzana, tempra le ghiandole sudorifere. 

2) Minestrone di fagioli 

I fagioli devono sobbollire a lungo; quando il tuo corpo si sarà assuefatto al gradevole tepore e il vapore acqueo avrà invaso la stanza, butta l’olio in padella e friggi le melanzane. 

3) Cotolette 

Non disperdere le forze con innumerevoli metodi di cottura: dai un tocco di elegante omogeneità al tuo pranzo. Mentre friggi le cotolette approfittane per friggere anche tutto il resto; friggi il primo, il contorno e poi anche la frutta. Se hai dimenticato di friggere le melanzane, fallo ora: nulla come l’olio esausto si addice alla cottura di questo imprescindibile ortaggio. 

4) Pizza 

Sei la regina degli impasti e dei lievitati; il forno acceso è per te un segno di confortante continuità: sei una donna che non ama le novità e l’uso del forno ti fa sentire sicura e protetta. Anche la melanzana fritta che preparerai per abbellire i tuoi tranci di pizza ti dirà che tutto va bene, che nulla ti minaccia e che la vita continua, nonostante tutto, a sorriderti. 

5) Insalata di riso 

La flora batterica intestinale e il colon irritato dei tuoi familiari richiedono a gran voce un piatto defatigante. Ti arrendi all’emergenza sanitaria e prepari una fresca insalata di riso. Senza friggerla. Mescoli gli ingredienti e abbondi con la maionese, mentre una lenta lacrima ti riga il volto e le melanzane occhieggiano malinconiche dalla cesta delle verdure. Ti metti a pensare ai momenti belli della tua vita, quando friggevi gli arancini e li servivi ai tuoi cari senza prima farli scolare sulla carta assorbente.

6) Brodo di pollo con la pastina 

Quando le temperature raggiungono il picco, allora è venuto il momento di tirare fuori il tuo asso nella manica: un bel pollo ruspante da fare a pezzi, schiaffare nella pignatta, corredare di verdure da brodo e poi fare andare e andare finché tutti i succhi e il grasso non verranno fuori. Guardati bene dallo schiumare il brodo. I tuoi commensali, grati, lo sorbiranno con i risoni e ristabiliranno l’equivalenza termica tra l’interno e l’esterno del corpo. Quando sudore e brodo evaporati avranno formato uno strato di condensa  spesso un dito sul soffitto, la tua impresa sarà giunta al termine. Il conforto del brodo di pollo caldo a Ferragosto farà il suo effetto e l’intera famiglia fluttuerà in uno stato di semi-coscienza post-prandiale per almeno sei ore. 
Quello è il momento in cui tu andrai finalmente a fare una doccia. 

Appendice 

Il pollo ruspante bollito non è stato interamente consumato? Lo prendi, lo metti sulla piastra accesa e lo abbrustolisci. Pollo bollito alla piastra. Sì. Ho detto p-o-l-l-o-b-o-l-l-i-t-o-a-l-l-a-p-i-a-s-t-r-a. La nonna che sa cosa vuol dire amare te lo serve a Ferragosto. 
Dopo il brodo. 

- Solal? 
- Sì, Ariane? 
- Ecco, l’ho fatto. 
- Cosa hai fatto? 
- Ho fatto outing. 
- No, pazza!
- Ho ammesso con mestizia il motivo per cui ogni anno ci lasci da sole a casa di mia madre e non ti fai vedere fino alla fine delle vacanze. 
- Non dirmi che hai parlato del brodo di pollo a Ferragosto! 
- Sì. 
- Anche delle melanzane fritte? 
- Sì. 
- Ariane, mia piccola Ariane. Adesso non potrai più farmi passare per una canaglia che abbandona senza motivo la famiglia durante le vacanze. 
- No. Ora tutti sapranno che si è trattato di legittima difesa. 
- Esattamente come tuo padre che se ne va in letargo quando arrivate voi. 
- Già. 
- Avrò un sacco di attestati di solidarietà e quella tua amica che mi ha preso a borsettate dovrà ricredersi sul mio conto. 
- Solal, le borsettate le hai prese per via di Glenn, la tua amante immaginaria.
- ... 
- ... 
- Mia suocera però non è immaginaria. 
- ... 
- Purtroppo. 
- Cosa hai detto Solal? 
- Nulla! 

giovedì 15 agosto 2013

Omphalos

Lei è quella da cui tutto si genera, l’estremità viva dell’ascendenza familiare, il totem della tribù. Non ha bisogno di spostarsi, perché le cose vengono a lei; non ha bisogno di approvazione, perché lei è l’unica che può darla. Il suo parere è sentenza di Cassazione; non c’è appello alle sue condanne. Lei osserva e giudica; lei parla e, se vuole, ascolta. Lei è un fatto di natura. Nulla può fermarla, nulla può convincerla, nessuno può disobbedirle. Forse che le nuvole possono disobbedire al vento che le spazza? Le sue parole sono i suoi pensieri. Conosce le formule magiche che cambiano il mondo e se le recita il mondo ubbidisce.
È crudele; ma di una crudeltà antica, che attraversa le generazioni, fatta di esempi e memorie.
Lei ha novant’anni e si chiama Carmela. 


- Ariane, che cos’ha la nonna? Da un paio di settimane se ne sta seduta sulla sedia, in silenzio, e ci osserva andare e venire per casa sua con due occhi sottili come lame. 
- Non ne sono sicura, sorella, ma credo che sia uno sguardo di biasimo. 
- Tu sai perché? 
- Avrà le arterie, come dice lei. 

... 
- Nonnina? 
- Eh. 
- Perché ci scruti con riprovazione? 
- Quello che vedo non mi piace. 
- Cosa c’è che non va, nonnina? 
- Per prima cosa, quando rifate i letti, non indossate il grembiulino di cotone. 
- Il grembiulino? 
- Sì. Quando si rifanno i letti, bisogna mettere il grembiule bianco, per non sporcare le lenzuola. Poi, ci vuole il copriletto ricamato. Non si lasciano le lenzuola a vista. Dove sono i vostri copriletto ricamati? 
- ... 
- Non sapete fare i mestieri di casa. I vostri mariti si troveranno un’altra moglie, se non sapete fare i mestieri. Vi ho osservate. Non pulite i lampadari. 
- ... 
- Tutti i giorni al mare! Al mare si va la domenica, dopo la messa, a prendere il fresco sul lungomare. 
- ... 
- Una femmina seria si sveglia presto, la mattina. Domani, ad esempio, alle sei mi accompagnate al cimitero che devo fare il giro dei parenti. 
- ... 
- E come vi vestite? Che cos’è questa porcheria che non mettete la sottogonna? Le femmine non devono mai andare in giro senza sottogonna. Se gliela mostrate a tutti quelli che passano, con queste gonnelle trasparenti, poi i vostri mariti vi danno botte. 
- ... 
- ... 
- ... 
- Ariane, tuo marito ti dà botte? 
- No. Però ha l’amante immaginaria. 
- Ma ce l’ha perché immagina che tu non sappia fare i mestieri di casa o perché immagina che tu gliela mostri a tutti quelli che passano? 
- Io pensavo che fosse perché le numerose gravidanze mi hanno un po’ ispessito il punto vita.
- Forse ti sbagliavi. 

domenica 11 agosto 2013

Nemesi

- Pronto, Ariane? 
- Ciao Solal! 
- Dimmi la verità: ti manco terribilmente, vero?
- Cosa te lo fa pensare? 
- L’estrema piattezza e la terribile banalità dei tuoi post. 
- Sicuramente, non mi manca la tua franchezza. 
- È da quando sei in esilio nella tua terra che ti arrampichi sugli specchi cercando di mettere insieme due battute decenti. Si vede che ti manca la fonte d’ispirazione. 
- Che saresti tu, immagino. 
- Certo. Io ti ispiro, ti guido e, soprattutto, ti mantengo mentre sei in vacanza. 
- Sei gentile a ricordarmelo. Io, invece, tengo le tue innumerevoli figlie;  le nutro, le vesto, le porto al mare e in gita, le intrattengo. È una faticaccia. 
- Si chiamano vacanze, Ariane. 
- Sarà, ma assomigliano di più ai lavori forzati. 
- Comunque, mi mancate. 
- Lo so. Ci manchi anche tu. Quando vieni a prenderci? 
- Verrò a fine agosto. 
- Perché non prima? 
- Devo lavorare.
- Ad agosto? Saresti l’unico in Italia. 
- Ho delle scadenze improrogabili.
-  Sì sì. E quanto rimarrai qui con noi prima che ripartiamo? 
- Due giorni? 
- Scordatelo. Almeno una settimana. 
- Ariane,  vuoi che io muoro? Al massimo tre giorni. 
- Facciamo tre notti e quattro giorni e non se ne parla più. 
- Ok, ma all’alba del quarto giorno si riparte. 
- Solal, ti devo portare in giro per questa terra baciata dal sole e dagli dei per fartela apprezzare come si deve. Una settimana ci vorrebbe tutta. 
- Vuoi portarmi in giro e privarmi così della gioia di soggiornare nella baraccopoli, a casa dei tuoi, con tua madre che frigge a tutto spiano senza nessun riguardo per la mia cistifellea? 
- Solal, tu non hai più la cistifellea. Te l’hanno asportata una settimana prima di sposarmi. Non ricordi?
- ...
- ... 
- Solal? 
- Sì?
- Questa è la notte di San Lorenzo. Ci sono le stelle cadenti. 
- Lo so. Qui c’è una stellata pazzesca. 
- Ecco, per l’appunto. Potresti per favore esprimere qualche desiderio anche per me? 
- Perché, tu da sola non ci riesci? 
- No, è che qui il cielo è coperto. Sta piovendo. 
- Ma come, nella tua meravigliosa terra baciata dal sole e dagli dei, piove il dieci di agosto? 
- ... 
- E qui, nella tetra e piovosa cittadina del nord-est in cui io ti ho costretta a vivere, invece, c’è un firmamento che brilla attraverso il cielo limpido? 
- ... 
- AHAHAHAHAHAHAHAHAHA! 
- ... 
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH! 
- Questa cos’era? 
- E me lo chiedi Ariane? Era una sana, tronfia e franca risata satanica, no? 
- ...

venerdì 9 agosto 2013

Where the streets have no name

Parco dei Nebrodi 
Brochure turistica 

Lo sapete che, in questa terra baciata dal sole e dagli dei, il mare e la montagna convivono in stupefacente adiacenza? Ogni tanto, provate a lasciarvi alle spalle i flutti trasparenti del Tirreno e dello Jonio - solo raramente intorbidati dalle acque reflue di qualche agglomerato costiero abusivo - e scegliete di immergervi negli scenari naturalistici montani del suggestivo Parco dei Nebrodi. 
Un percorso nella natura, quest’ultimo, che lascia senza fiato, soprattutto se si decide di farlo a piedi e sotto il sole agostano. 

Flora e fauna 
I botanici più esperti riconosceranno nei dintorni specie rare e sorprendenti; solo loro, però, perché il resto dei visitatori sprovvisti di laurea specialistica vagheranno ammirati fra piante e alberi sconosciuti e non sapranno mai che si trattava di euforbia, mirto, lentisco, ginestra, lecceti, sughereti e altre meraviglie della macchia mediterranea. 
Le felci almeno le sapete riconoscere? Esse lambiscono stradine sinuose e accidentate che si snodano lungo costoni vertiginosi; tutt’intorno, pascoli e boschi, dove vengono allevate pecore, vacche e i famosi maiali neri dei Nebrodi: potrete fotografarli di giorno e mangiarli di sera a cena in agriturismo. 

I comuni nel Parco 
Non mancate di visitare Floresta, piccolo borgo situato ad un’altitudine di 1300 m che, salvo qualche eccezione, rispetta gli stilemi classici dell’architettura siciliana: tipiche palazzine di due piani senza intonaco, con le solette trafitte da tondini di ferro e i mattoni traforati a vista. 
Gli abitanti sono cordiali e vi faranno sentire a casa vostra. 
Consiglio per le turiste: non circolate in abbigliamento troppo succinto perché i maschi del luogo potrebbero rimanerne scossi; rispettate la sensibilità locale e non andate in giro scosciate, a meno che proprio ci teniate a essere fissate con insistenza ed essere additate da uomini ridacchianti e con lo sguardo vitreo. Svergognate. 

I percorsi 
Se avete vent’anni, uno zaino in spalla e tanta voglia di avventura, questo è l’itinerario che fa per voi: lanciatevi lungo i sentieri bordati di corbezzoli e lecci e percorreteli con spensieratezza, nella speranza che portino da qualche parte. Scoprirete insegne di legno penzolanti e con le scritte sbiadite che indicano laghetti inesistenti, sentieri anonimi che portano in mezzo a campi di vacche (da fotografare o mangiare), mentre da lontano potrete ammirare i boschi immensi e le pinete ombrose che vi piacerebbe tanto raggiungere - ma che non raggiungerete mai perché non sapete come fare. 
Se siete intraprendenti e sprezzate il pericolo, provate a seguire le indicazioni per i Tholos (antichissimi ricoveri rurali a forma di cupola di cui la zona è punteggiata): dovrete abbattere qualche recinzione di filo spinato, superare campi di cardi, ortiche ed erba alta; tuttavia, alla fine, coi polpacci scarnificati, potrete ammirare un mucchio di suggestivi sassi di cui vi piacerebbe comprendere l’origine e l’uso, e che si stagliano invece misteriosi e solitari da tempo immemore. L’ente Parco ha infatti previsto che il ventenne-tipo sia dotato di iphone 3G con cui si collegherà a Wikipedia per ottenere tutte le informazioni necessarie sui Tholos, sulla flora e sulla fauna; per questo ha ritenuto di non sprecare preziose risorse regionali in cartelli o insegne informative. I fondi così risparmiati saranno impiegati per coprire le note-spesa dell’ufficio stampa del Parco. 

Dove dormire 
Sempre se siete gli stessi ventenni di cui sopra, non preoccupatevi per il pernottamento. A Floresta, infatti, potrete trovare riparo presso il B&B che si trova proprio fuori dal paese; vedete quella casa in costruzione con i soliti tondini di ferro, le pareti di cemento e gli infissi di alluminio rigorosamente anodizzato? No, non è una baracca: è proprio il vostro B&B. E vi sbagliate, il fabbricato non è in costruzione: è così da dieci anni, e potete avere la certezza che i vostri nipoti, se verranno in visita in queste zone, lo ritroveranno intatto e nello stesso stato di avanzamento lavori in cui si trova adesso: uno splendido fermo immagine, un ponte tra passato e futuro, una garanzia di continuità che solo questa terra, in cui il tempo sembra essersi fermato, vi può offrire. 
Il B&B, all’interno, mantiene le promesse della facciata: curato nell’arredo come gli accampamenti dei raccoglitori di arance di Rosarno, offre comode stanze arredate con gusto dalla badante moldava del proprietario. Se soffrite di prurito, potrete alleviarlo strofinandovi contro le ruvide lenzuola di flanella o con le molle sporgenti dai soffici materassi. La sera, inoltre, potrete prepararvi un pasto caldo utilizzando la cucina messa a disposizione per gli ospiti, a patto che prima laviate i piatti sporchi che hanno lasciato quelli che sono partiti la mattina. 
Temprati da una notte insonne e dalle esalazioni di umidità provenienti dal bagno in camera, l’indomani mattina ripartirete contenti verso una nuova, meravigliosa avventura. 

Se, invece di un ventenne con zaino in spalla e tanta voglia di avventura, siete un turista medio con bimbi piccoli al seguito e pensate di visitare comodamente il Parco senza imprevisti o sorprese, tornatevene a casa. 

Non lo avete fatto? Peggio per voi, noi vi avevamo avvertiti. 

- Ariane, come è andata la gita sui Nebrodi? 
- Caro amico meridionale, sarebbe andata un po’ meglio se, prima di partire, ci fossimo documentati, ad esempio consultando questo sito: 


- E invece? 
- E invece abbiamo vagato senza meta con gli occhi pieni di un paesaggio da sogno e la strana sensazione di stare perdendo qualcosa d’importante. 
- Eh, questa è una terra baciata dal sole e dagli dei... 
- Ma ogni tanto, invece di lasciar fare tutto agli dei, le persone normali non potrebbero rimboccarsi le maniche per valorizzare tutto questo bendidio? 
- Che tristezza, Ariane: parli come una che viene dal continente. Tutti questi anni trascorsi all’ombra delle nuvole di F***** ti hanno cambiata. 
- ... 
- Sei diventata come quei meridionali che vanno a vivere al nord e poi tornano qui e non sanno fare altro che criticare. Siete peggio dei leghisti. 
- ... 
- Non so, Ariane, ci manca solo la battuta scontata sulla spazzatura fuori dai cassonetti.

martedì 6 agosto 2013

Vae victis

- Ariane? 
- Sì, cara sorella minore? 
- Sono in terribili ambasce. 
- Eh, lo immagino. Tua figlia ha sbattuto contro uno spigolo correndo attorno al tavolo inseguita da una torma di cugini...due punti in testa e lo scalpo a vista, povera bambina. 
- Sì, ma non è per questo che sto tremando. 
- E allora perché? Ah, ho capito: è per la faccenda dell’antibiotico. Ma come hai fatto a sbagliare il dosaggio? 
- Quelle istruzioni per l’uso sembravano un responso della Sibilla Cumana! Erano troppo ambigue e poi non era chiara la successione delle azioni: riempi la siringa, svuota il flacone, agita prima dell’uso, metti la polverina, togli la polverina...mi sono confusa! 
- Certo. Però, è la prima volta che sento di una madre che somministra alla propria figlia l’intero flacone di antibiotico in un’unica soluzione. 
- Il medico di guardia mi ha detto la stessa cosa. Per fortuna, quando la bambina ha cambiato colore, mi è venuto in mente che forse avevo commesso qualche sbaglio. 
- Comunque è andata bene, cara sorella: dito in gola, vomito, e l’antibiotico è uscito.
- Già. In fondo, mi dico, un po’ di bruciore di stomaco non ha mai ucciso nessuno. 
- Ma visto che adesso sta bene, perché hai quella faccia terrea? 
- Ho paura. 
- Di cosa? 
- La domanda giusta è: di chi? 
- Di chi? 
- Non so come dirlo a mia suocera. 
- A tua suocera? 
- Sì. Non ho il coraggio di confessarle che prima ho lasciato che sua nipote si ferisse e che poi le ho dato il colpo di grazia avvelenandola con l’antibiotico. 
- Urca, sorella. Fai bene a tremare. Sarà un momento terrificante. 
- Così non mi sei di nessun aiuto, Ariane. 
- Lo so, scusa. È che ho ancora in mente la faccia della Supersuocera quando le ho dovuto confessare che avevo smarrito sua nipote al museo
- Ma poi l’hai ritrovata, su. 
- Mia cara, una suocera non dimentica. Una suocera giudica. Una suocera biasima. 
- Basta, non glielo dico! 
- Ti sembra una soluzione? 
- No, in effetti. Verrebbe a saperlo comunque e a quel punto le conseguenze per me sarebbero terribili.
- Cosa potrebbe farti? Non scendere nei dettagli, sono un tipo impressionabile. 
- La cosa peggiore sarebbero le ritorsioni culinarie; ti immagini se decide di umiliarmi sfidandomi a preparare le sarde alla beccafico per il pranzo della domenica? 
- Suvvia, sorella; nessuno si aspetta che una nuora sappia replicare i capolavori delle suocere. 
- Suo figlio sì. 
- Uhm. 
- E pensa se cominciasse a fare velate allusioni allo stato dei miei cassetti! Sarebbe una vergogna insopportabile. 
- Spai anche tu i calzini
- No. Io li compro tutti uguali: marroni e misura unica per me, per lui e per la bambina. 
- Bene. Un problema in meno. Per il resto, credo che l’unica soluzione sia una confessione piena e preventiva. Cerca di essere molto zerbina, autoflagellati e dichiarati devastata dai sensi di colpa. 
- Dici che non infierirà? 
- Solo se siete da sole. Trovati un pubblico. Proverà più soddisfazione ad essere magnanima con la sua vittima, se c’è qualcuno ad apprezzare la sua nobiltà d’animo. 
- ... 
- ... 
- Ariane, ma la tua Supersuocera è così perfida? 
- No. Anzi, è un tesoro: mi difende sempre e senza di lei sarei perduta. 
- Anche la mia ha un cuore d’oro! 
- Bene. 
- Ariane, ma allora questi consigli a chi servono? 
- A tutte le altre nuore sfortunate che hanno perfide suocere ordinarie. Là fuori ne è pieno. 
- Ah. Allora alla mia glielo dico che le ho tramortito la nipote? 
- Ma sì. Vedrai che finirà con il consolarti. Magari puntualizzerà che a lei non sarebbe mai successo, ma questa sarebbe la semplice verità. 

sabato 3 agosto 2013

Ha da passà 'a nuttata


- Papà? 
- Uhmpf. 
- Papà, scusa se te lo dico, ma dovresti renderti un po' più utile. Siamo in piena emergenza umanitaria, con decine e decine di bambini concentrati in questo centro di accoglienza che abbiamo allestito a casa tua; tra un po’ Gino Strada ci apre una succursale di Emergency in veranda e tu che fai? Ti defili. 
- Ronf. 
- Papà, scusa, ma la tua indifferenza verso i nostri problemi logistici ed organizzativi è scioccante. Io ho tre bambine da gestire. Le mie sorelle ne hanno altri tre, totale: sei. Qual è il tuo contributo? 
- Zzzzzz. 
- Esatto. Potresti darti un po’ più da fare: non basta affettare il pane a tavola e raccogliere i fichi nell’orto. I tuoi tre generi ci hanno abbandonate qui in vacanza da sole con i figli e hanno fatto perdere le loro tracce: facciamo prima a scoprire dove si nasconde Matteo Messina Denaro che a snidare i nostri mariti e costringerli a costituirsi. Se nemmeno tu collabori, che ne sarà della nostra breve e meritata vacanza? 
- Chhrrr. 
- L’altro giorno ci hai lasciato la Vespa senza benzina. 
- Zzz. 
- Piuttosto che tenere in braccio la neonata, preferiresti andare a raccogliere fichi d’India a mani nude.
- Zz. 
- Capisco che non si possa chiedere di cucinare e apparecchiare a uno che come unico modello operativo ha Zeb Macahan de Alla Conquista del West, ma almeno potresti assolvere al tuo compito di marito e far prendere un po’ d’aria alla mamma. 
- Chchch. 
- Ogni tanto che so, portarla a mangiare un gelato, farle fare una passeggiata sul lungomare. Non dico tutte le sere - se no poi chi cucina - ma una volta a settimana, che ti costa? 
- Puhhf. 
- È colpa tua se è una nonna isterica esaurita e ci rovina le gite. 
- Zz. 
- Mi senti?
... 
- Mamma? 
- Sì, Ariane? 
- Ma che ha papà? 
- Perché? 
- Io gli parlo e lui non risponde. 
- Sta dormendo, non vedi? 
- Ma è da quando siamo qui in vacanza che dorme! È malato? 
- Ma no, è solo andato in letargo. 
- In letargo? 
- Sì: ce l’hai presente gli orsi che vanno in letargo per superare la stagione invernale e si risvegliano a primavera quando le condizioni ambientali tornano favorevoli alla vita? 
- Gli orsi. 
- Sì. È una naturale strategia di sopravvivenza. 
- ... 
- A settembre, quando il caldo sarà passato e casa sua non sarà più un campo profughi, aprirà gli occhi e si alzerà dalla poltrona. 
- ... 
- ... 
- Zzz...z.