Gita scolastica in Trentino.
- Eccoci qua: tutti presenti, tutti seduti; possiamo andare. Mi scusi, autista, a che ora arriveremo a destinazione?
- Tra due ore, professoressa.
- Ariane, vieni a sederti qui davanti con me e Alberto, così chiacchieriamo un po’ durante il viaggio.
- Grazie, Caterina, ma preferisco stare qui dietro a schiacciare un pisolino. Recupero un po’ di sonno perso. Sai, la neonata.
- Nessun problema. Alberto, di cosa chiacchieriamo per due ore io e te?
- Non so, Caterina; hai qualche pettegolezzo sui colleghi? Malattie, corna, accoppiamenti?
- Io no; e tu?
- No.
- Ah; che ne dici allora se ci scambiamo qualche luogo comune sui meridionali, per ingannare il tempo?
- Che bella idea! Comincia tu.
- I colleghi terroni li riconosci subito perché girano per la scuola con lo sguardo sperduto, perennemente depressi come uno che è stato appena eliminato agli Home Visit.
- E poi sempre a lamentarsi del clima: e qui fa freddo, e qui piove sempre...
- Eh! Perché loro hanno lu sole, hanno lu mare...
- Se gli chiedi “come va?” ti scoppiano a piangere in faccia perché gli manca la mamma, gli manca il fidanzato, gli manca lo sfincione...
- L’anno scorso ce n’era una che si teneva la stufetta accesa in classe anche a maggio.
- Che poi, se qui soffrono così tanto, perché non se ne restano nella loro terra? Hanno lu sole, hanno lu mare...
- Hanno la disoccupazione...
- Eh, ma vuoi mettere i pomodori profumati? Non come quelli nostri, che sanno di cartone! Che poi, se vengono a stare qua, va a finire che gli tocca pure lavorare.
- Hai sentito che alla Regione Sicilia hanno speso un milione di euri per fare i corsi di formazione per maestri di sci? E poi li hanno assunti: maestri di sci dipendenti della Regione!
- Certo, con tutta quella neve che hanno!
- Lu sole, lu mare, la neve...
- Tutti a sciare sull’Etna! Coi maestri di sci pagati dalla Regione.
- Vedrai che l’anno prossimo ce li ritroviamo qui sulle Dolomiti, i maestri di sci della Regione Sicilia.
- Quando si tratta di spendere schei, sono dei fantasisti.
- I schei degli altri.
- I nostri schei.
- Tutti i nostri bei schei spesi per mantenere maestri di sci sull’Etna.
- E le nostre montagne vanno in malora, che ce le invidiano in tutto il mondo.
- Eh, ma loro ci hanno lo Statuto speciale.
- Altro che Statuto speciale; io la sorveglianza speciale gli darei, altro che.
- ...
- ...
- E senti, Alberto...
- Sì?
- La nostra collega qua dietro, Ariane, hai sentito che strano accento che ha? Non mi sarà mica una terruncella pure lei?
- Sicuro non è di qua: una volta le ho sentito dire al bidello una cosa del tipo “scendi lo scatolo in palestra”.
- E che lingua è?
- Boh.
- Però io so che ha sposato uno di qua.
- Guarda che loro sono furbi, eh? Fanno i matrimoni misti così ottengono subito la cittadinanza.
- Comunque, deve essere terrona: la prova è che dorme in servizio.
- Lei dorme e noi siamo qui a lavorare; allora è terrona.
- Eh, ma magari è un caso.
- No, guarda: c’è il riscaldamento acceso ma lei non s’è tolta nemmeno i guanti; è lì che dorme col giubbotto addosso.
- Allora l’è proprio terrona.
Quanti figli hai detto che ha?
- Tre figlie femmine.
- Eccola là. L’è terrona di sicuro.
- Effettivamente, tre indizi fanno una prova.
- Eh, non si scappa. Li riconosci subito, anche se provano a mimetizzarsi. La razza l’è la razza.
- Eh, già.