mercoledì 12 febbraio 2014

Captain Solo

Ogni mattina lui è là, al suo posto: troneggiante, dinoccolato, splendido. Pattuglia il corridoio sfiorando la parete con la spalla; si ferma ogni tanto a guardare il soffitto, osserva una ragazza che si getta ridendo in braccio a una compagna, oppure mangia la sua merendina con la concentrazione di un entomologo. 
La prima volta che l’ho visto, era seduto qualche fila davanti a me, in corriera, mentre accompagnavo un paio di classi a visitare un museo. Solo. Con un quaderno sulle ginocchia e la penna in mano, riempiva pagine su pagine. 
Se gli rivolgi la parola, piega il capo e ti porge l’orecchio, come se non sentisse bene. Invece è perché si concentra su quello che stai per dirgli. E’ importante ascoltare, quando qualcuno ti parla. Arrota la “r” e ha una pronuncia nitida come una mattina di febbraio, fatta di vocali altezzose e consonanti taglienti. Si esprime come un gentiluomo d’altri tempi, fuori tempo ma non fuori sincrono. 
Ed è bellissimo. Saranno gli occhi scuri e grandi, le labbra disegnate a broncio, il naso come una torre d’avorio. Saranno quelle gambe lunghissime, le spalle strette, quella tensione da elastico tirato, non ancora al limite ma pronto scattare con morbidezza. Non c’è niente di disarmonico in lui, è solo ancora bambino e arrotondato e dolce. 
Mi sembra un re, un cigno altero, un nobile in esilio che non ha patria in cui tornare. “Soffre di un leggero autismo”, mi ha confidato la collega.
Al cambio d’ora, quando passo davanti alla sua aula, non manco mai di sbirciare dentro: e lui è sempre là, in piedi vicino alla cattedra, che scruta la lavagna come se fosse un orizzonte gravido di eventi. 
Mi sembra speciale e bello. Speciale come gli altri ragazzi o come le mie bambine. E’ un’astronave con un uomo solo al comando, perduta su rotte intergalattiche, corteggia buchi neri e sfida l’antimateria. Se ha paura, non lo dà a vedere. Credo che sia una delle cose più belle che io abbia mai visto. Bello come la solitudine, bello come i mille modi per dire ti voglio bene, bello come un figlio. 
Gli altri sciamano e ronzano. Lui suona una musica senza note di cui ho una nostalgia infinita. 
Se fosse mio figlio, tremerei per lui, perché è fragile e duro come un albero maestro in mezzo alla tempesta. 

8 commenti:

  1. esterno giorno, sole e qualche nuvoletta nel blu frizzante di Genova. porto i bambini in giardino. c. (8 anni) guarda immobile verso il cielo. penso a qualche leggero sgarbo di un compagno, da cui si estranea spesso, mi avvicino e gli chiedo: perché guardi su c.?
    mi ha risposto, con quella sua voce come di anziano genovese: perché ieri ho pensato, che forse mi hanno lasciato qui per sbaglio, e magari allora qualcuno un giorno verrà a prendermi e riportarmi a casa.
    l'ho trovato geniale, e la cosa più intelligente sull'argomento che abbia sentito dire in 10 anni di studio di psicologia e pedagogia.
    il tuo scritto, quell'essere alieni, altro, altrove, mi ha ricordato c. un sorriso e un velo di tristezza.

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    1. "Mi hanno lasciato qui per sbaglio". In quel "per sbaglio" cosa non c'è mai?

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  2. Se scrivi questi post però poi io come faccio a commentare in maniera ironica? Sono formalmente offeso!

    Luigi

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  3. È molto bello ció che hai scritto... mi ricorda tantissimo un mio piccolo alunno...

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  4. ecco, io di lui mi sarei invaghita alla sua età...
    una descrizione piena d affetto, bella!

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    1. Grazia, ma lo sai che è quello che ho pensato anch'io? E mi sono pure chiesta: le mie bambine, quando saranno cresciute, potranno trovare in lui la bellezza che ci ho trovato io, oppure apparterranno al gregge delle ragazzine che "sì, lo trattiamo con gentilezza, ma lui è diverso"? Chissà.

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  5. Alle elementari uno dei miei figli aveva un compagno,Giovannino,affetto da autismo.La maestra disse a noi genitori che per i nostri bambini era una ricchezza.E lo è stata!Hanno vissuto 5 anni condividendo con naturalezza ogni momento con lui senza avvertire il disagio,o meglio,imparando che si può stare insieme anche nella difficoltà.Peccato che il padre di Giovannino non abbia avuto il coraggio di seguire questo figlio abbandonando lui e la madre non appena la diagnosi è stata confermata.Ricordo la forza di questa madre,completamente sola,a combattere giornalmente la sua battaglia,forte solo del suo infinito amore per il suo splendido bambino.

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