domenica 2 ottobre 2016

Buone idee, ottimi pasticci

Della scuola non gliene frega niente a nessuno. 
Non ai genitori, non agli studenti, non agli insegnanti. Non mi spiego come mai, altrimenti, le tre categorie direttamente interessate stiano aspettando supinamente e in silenzio che passi questo settembre nero: un settembre fatto di cattedre vuote, insegnanti che aspettano nomine, assegnazioni, chiamate; molti di loro stanno aspettando accampati in B&B od ospitati da parenti e amici, mentre le loro famiglie aspettano, a casa, di sapere se mamme, papà, figli, faranno ritorno. 
Nel frattempo, gli studenti aspettano che i loro maestri e professori entrino in classe e comincino a insegnare, e che finisca questo balletto sconcio di entrate alla seconda ora, uscite anticipate, supplenze per riempire buchi d’organico. Le classi vengo smembrate e smistate nelle altre; gli alunni disabili sono senza gli insegnanti di sostegno. 

E tutto questo perché? Perché la mobilità straordinaria di quest’anno, in seguito al poderoso piano di assunzioni (da graduatorie e da concorso) è partita male e tardi ed è stata gestita peggio. Renzi ha ammesso che forse si poteva fare diversamente. Fossi in lui, chiederei conto a chi ha gestito, da un punto di vista amministrativo più che politico, questa delicata e complicatissima fase: perché le conseguenze si faranno sentire proprio nei prossimi mesi, e nei prossimi mesi ci sono appuntamenti importanti, per il Governo. Si è riusciti a trasformare un intervento politico positivo (lo sblocco delle assunzioni: ricordo che la Gelmini tagliò quasi centomila cattedre, con la sua riforma; e dov’erano allora i deportati che adesso gridano allo scandalo per essere stati assunti?) in un enorme pasticcio da dilettanti. Un pasticcio che crea danni e disagi alla scuola, e cioè alle persone. 

La mobilità straordinaria era stata decisa per tempo. L’imponente apparato amministrativo ministeriale avrebbe dovuto fare uno sforzo enorme e tempestivo per garantire che una decisione giusta portasse a conseguenze positive per tutte le parti in causa. E invece, il contratto sulla mobilità è stato firmato con due mesi di ritardo e il mastodonte si è mosso a fatica, quando era ormai irrimediabilmente tardi. Si sapeva già a maggio che sarebbe stato impossibile garantire un regolare inizio dell’anno scolastico 2016-17. E nessuno ha detto o fatto niente. 

Io credo che tutto questo avrebbe potuto essere evitato. 
Il modo improvvido e dilettantistico con cui è stata gestita questa faccenda è indicativo di uno dei principali problemi di Renzi: pensa in grande, spesso pensa anche giusto, ma poi realizza male, in modo approssimativo, alla buona, frettolosamente. È intelligente ma si applica in modo superficiale. E scontenta tutti. Non ditemi che assumere centinaia di migliaia di persone, indire un concorso dopo tre anni dall’ultimo (la regola era uno ogni dieci anni), che distribuire 500 euro agli insegnanti per l’aggiornamento culturale e tecnologico siano provvedimenti sbagliati. È che poi sono stati mescolati a stupidaggini come la chiamata diretta dei presidi (era un cavallo di battaglia di Valentina Aprea: sarà stato un pegno da pagare ad alleati impresentabili?). 

Alle stupidaggini si sono aggiunte le mancanze e la scarsa lungimiranza: c’è un provvedimento urgente, l’unico forse veramente benefico e risolutivo per migliorare didattica e funzionamento delle scuole; mi riferisco all’abbassamento del tetto del numero di alunni per classe e al rispetto inderogabile della legge vigente, secondo la quale, in presenza di un alunno disabile, i componenti della classe non possono superare il numero 20. 
Mia sorella, l’anno scorso, ha svolto il suo lavoro da neo assunta nel girone infernale del potenziamento (altra mezza cavolata: il potenziamento è giusto, ma da ripartire nel monte ore di TUTTI gli insegnanti in organico) in un professionale con classi da 37 alunni. E visto che questo scempio delle classi pollaio non è stato impedito nemmeno quest’anno, mia sorella è stata spedita dall’algoritmo in una regione che si trova nella metà superiore dell’Italia. E mia sorella ha una figlia piccola. Si va dove c’è il lavoro, per carità. Ma il lavoro ci sarebbe anche nella sua provincia, se le classi fossero composte da un numero dignitoso di alunni e se alle elementari e medie, anche al sud, si rispettassero gli standard di tempo pieno che sono la regola al nord. Qualcosa mi dice che l’occupazione femminile farebbe un balzo in avanti, nel negletto Meridione, se tutte le scuole fossero aperte il pomeriggio. 

Lo so qual è il problema: più classi significa più aule e quindi scuole nuove; più tempo pieno significa mense e locali adeguati, e quindi scuole nuove. Interventi strutturali urgenti e fondamentali per lo sviluppo di questo Paese. Come il ponte sullo Stretto, insomma. 

La frittata è fatta, il conto politico ed elettorale verrà giustamente pagato. Meno storytelling e un po’ più di buon senso e di normale efficienza avrebbero evitato a tutti un bel po’ di guai.

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