sabato 26 novembre 2016

Madri salde



- Mamma, devo dirti una cosa.

Lo sguardo basso, un sorrisino imbarazzato e storto che mi fa rizzare i peli sugli avambracci.
No, non sono pronta, urla la mamma in esogestazione permanente che alberga dentro di me.

- Dimmi, figlia mia.

Sorrido solo con la bocca. Ha undici anni. Il suo corpo “sta scaldando i motori” (metafora usata dal pediatra durante l’ultimo bilancio di salute).

- Mamma, non so come dirtelo. Ma io non credo più a Babbo Natale.

Per un lungo secondo resto sospesa tra la voglia di mettermi a cantare per il sollievo e il bisogno di abbracciarmi da sola e dondolare il busto lanciando lugubri gemiti. Invece la fisso a bocca aperta.

- Da almeno un anno ormai - e c'è pietà per me, nel suo sguardo.

La mia bambina. Sola, per un anno, con la sua scoperta da fine del mondo dell’infanzia.

- E non credo più nemmeno alla formichina dei dentini.

È proprio finita. La abbraccio facendo finta di piangere disperata e lei ride. La costringo a promettere che non lo dirà alle due più piccole, finché non lo scopriranno da sole anche loro.

Ha iniziato il suo cammino lungo il sentiero che si biforca da me e d’ora in poi sarà una lunga sequela di scoperte, mie e sue.
Sono salda, però; sento di potercela fare ad accompagnarla lungo tutto il percorso. 

- Mamma, c'è un'altra cosa.
- Dimmi, bambina mia.
- Un mio compagno mi ha detto che sono sexy. Che vuol dire “sexy”?

Le ho risposto: chiedilo a papà.



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