domenica 14 maggio 2017

Mamme in festa tutto l'anno

Quest'anno, la Festa della Mamma la passo da sola: le mie bimbe stanno col papà. 
Ieri mi sono arrivate le foto su Whatsup: una ha la febbre, l'altra la crisi di panico da esame di clarinetto, la terza, invece, che ha quattro anni e mezzo e tante idee da realizzare (tutte implicano la fase “imbrattiamo qualcosa”), è ritratta mentre scolpisce statuine di Das insieme alle sorelle e sembra il Cellini nella sua bottega, da quanto è precisa e ordinata; quando è a casa mia, di solito dipinge il gatto con il mio fard.
Venerdì sera mi hanno consegnato i lavoretti della festa della mamma e la piccola mi ha recitato una poesia piena di rime in cuore-fiore-amore e poi mi ha chiesto, mentre mi infilavo il pigiama “Mamma, perché le tue tette sono sciolte?”. 
Cosa vuoi dire con “sciolte”, stavo per chiederle. Poi ho abbassato lo sguardo e ho osservato questi due orologi molli di Dalì che mi ritrovo sul petto e sono rimasta zitta, colpita al cuore dalla precisione icastica del termine scelto da quella stronz... tenera bimbetta.
Nella letterina di Bianca, invece, c'era scritto che ho gli occhi marroni, i capelli marroni e che qualche volta con lei sono buona. Un inno alla mia bellezza e bontà, a voler leggere tra le righe.
Giuditta, la grande, intenta in questo periodo a maturare i caratteri sessuali secondari, fa la preadolescente a norma a di legge.
“Mamma”, mi apostrofa l'altro giorno, sbattendo le ciglia annoiata “Dovresti smetterla di ridere alle tue stesse battute. Fai veramente troppa tristezza”.
Che dici. Io non rido alle mie stesse battute. Che ti inventi.
“Sì, è vero prof, fa una battuta e poi ride. Da sola. Ma non è strano: tutti i prof lo fanno” mi hanno confermato i miei alunni, quando li ho consultati sulla faccenda, giusto per avere un parere terzo.


Quindi, ricapitolando: oggi è la festa della mamma. Lasciamo per un attimo da parte la questione delle tette sciolte e del ridere da sola alle proprie battute e focalizziamoci sui festeggiamenti. 
Visto che le bimbe adorate non ci sono, ho dormito fino alle undici e mi sono alzata solo perché il gatto, forse annoiato per l'innaturale silenzio, ha preso a camminarmi sulla faccia. 
(Ahahahah!) 
(Oddio è vero, rido da sola alle mie battute)
Mi sono preparata i pancake, come quando ci sono loro, perché anche a me piacciono i pancake. Ho bevuto il caffè guardando il telegiornale e leggiucchiando un libro. Tra un po', andrò a fare una vera doccia, senza che due bambine mi zompino in vasca per fare il bagnetto insieme a me, Barbie Sirena, l'orsetto Teddy e il cavallo a dondolo.  
Poi andrò a prendere il caffè con un'amica, mi metterò a passeggiare tra le bancarelle della mostra dell'artigianato sotto casa; non dovrò contestualmente dire ogni tre metri “No, non te lo compro l'arco di legno con le frecce”.
Tu dici sempre di no, mi fanno notare. Papà invece quando chiediamo qualcosa ce la compra sempre.
Ve la comprerei pure io, bimbe belle, se mi chiedeste qualcosa solo un fine settimana sì e uno no.
Vediamo, la giornata è ancora lunga. Cos'altro potrei fare? Andare a correre? Potrei perfino andare a fare la spesa e comprare solo quello che dico io e nemmeno un ovetto Kinder alle casse.

Oggi, per tutto il giorno, deciderò cosa fare, quando farlo e con chi.
È questa la mia festa. E non vi suoni triste o melanconico: non lo è. Essere mamma significa che non sei mai sola, anche quando sei sola. Essere mamma ha questo di bello: ogni tanto, si può trasformare la terrificante banalità di un giorno vuoto in una meravigliosa oasi di silenzio, riposo, scelta. 
Se fosse tutti i giorni così, sai che due palle. Ma non lo è, perché ho avuto tre belle botte di culo, io, nella vita.
Mi hanno fatto sciogliere le tette, consumato il cervello, tolto il sonno e riempito il giro-vita. E la vita. 
E quando la vita è piena, ogni tanto - ogni due weekend, nel mio caso – il vuoto può diventare una festa.
Tanto stasera tornano. 

("E comunque si scrive Whatsapp, mamma")


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