- Ariane, smettila di fare avanti e indietro per la stanza: stai sollevando un polverone che mi impedisce di vedere lo schermo del televisore.
- Taci, corpo spiaggiato sul divanetto, non mi distrarre; sono in modalità oplitica multitasking: una e trina.
- Eh?
- Ho così tante cose da fare che non le posso fare una per volta. Per questo ti svolazzo intorno affaccendata e le mie mani mulinano come le pale di un frullatore.
- Guarda che devi preparare solo una valigia.
- La valigia è solo il sipario che cala sul can can che è stata la mia giornata. Prima di fare la valigia e partire in vacanza, c’è una famiglia da scrostare, una casa da sottrarre alla polvere dell’oblio, una lavanderia da bonificare, una lavatrice da motivare - lei, così piccola e fragile, loro così tanti, così sporchi - un bidet da spurgare perché qualcuno l’ha intasato con un accendino, e tanti innumerevoli piccoli dettagli fondamentali da mettere a punto prima di andare a ripetere le stesse identiche cose al mare. La partenza, per me, sarà solo una tappa intermedia.
- Ariane, ti prego, vai a fare il fenomeno da circo domestico altrove; vorrei rimanere da solo con la mia birra e la mia partita. E’ un momento delicato per me. Capiscimi.
- Solal, la disparità di trattamento che la vita ha riservato a me e a te mi fa dubitare che il cosmo sia retto da una forza benigna e razionale. Perché tu guardi il mondiale mentre io preparo una valigia?
- Perché tu sei una femmina e, in quanto tale, sai fare tante cose contemporaneamente e tutte bene. Io invece sono un maschio e mi devo dedicare a un solo compito alla volta.
- Questo è tristemente vero. Le mie superiori facoltà mi condannano alla fatica perpetua. La tua inettitudine, invece, ti assicura l’ozio impunito.
- Dài, inettitudine mi sembra un concetto severo, Ariane.
- Guardati: bevi birra davanti a una partita di calcio. Sei l’emblema dell’inutilità improduttiva.
- Non è vero; anch’io so compiere imprese incredibili, se lo voglio.
- Ah, sì? Tipo cambiare la lampadina che si è fulminata sei mesi fa?
- No, tipo ruttare in un colpo solo il nome di “maarioobaalooteelli”.
- Mirabolante. C’è altro che sai fare per impressionarmi?
- Posso dirti la formazione completa della Nazionale italiana dell‘82, panchina compresa. Zoff, Bergomi, Cabrini, Collovati...
- Quasi sovrannaturale, per uno che ogni anno dimentica il compleanno di sua madre.
- Guarda che riesco anche a chiederti di prendermi un’altra birra in frigo.
- Soltanto?
- Perché, non ti basta?
- No, sai che se non faccio almeno due cose contemporaneamente non mi sento a mio agio.
- Ah, allora portami pure la frittata.
- ...
- Vai, Ariane, sbrigati che è già partito l’Inno. Ho bisogno della birra, se no, non mi concentro.
- Io, Solal, spero solo che esista un aldilà a parti invertite. Là dove un giorno ci rincontreremo e io ti rutterò in faccia tutto il mio amore.
- Eh? Certo, certo, anch’io ti amo, cara!
- ...
- La frittata, Ariane!
- ...
Io sono sempre solidale con Solal per definizione.... una cosa però mi lascia perplesso: la frittata alle 24.00!?!??? Sembra quasi Aldo con la mitica peperonata la mattina, prima di partire per la Puglia con Giovanni e Giacomo. FD
RispondiEliminaLa frittata ("di cipolle, birra ghiacciata e rutto libero!") era una citazione di Fantozzi che guarda Italia-Inghilterra... :-)
EliminaQuesto è bello ed attuale. Pare che duri solo un paio di settimane. Poi bisogna inventarsi qualcos'altro... S
RispondiEliminaIl calcio (o surrogati vari) non dura solo una settimana, ahimè!
EliminaMa il camper è pronto?
RispondiEliminaLuigi