- Solal?
- Sì.
- C’è un tarlo che mi rode.
- Sentiamo. Che c’è, non sei contenta? Siamo in vacanza, è estate, vai al mare con le tue bambine...
- Ecco, appunto, se vuoi ci soffermiamo sul fatto che mentre io vado al mare con due bambine, una neonata e: una piscinetta gonfiabile, due delfini gonfiabili, barchette palette secchielli, rifornimenti da vivandiera ottocentesca, bidoni di creme protettive e biancheria da ricambio, il tutto ripartito alla rinfusa tra diciotto borse - e avendo in dotazione solo due braccia e due gambe...
- E un cervello perfettamente disorganizzato.
- ...mentre io dunque organizzo ed eseguo lo sbarco in Normandia, tu...
- Ecco che cala la mannaia sul mio esile collo. Sento già la sua fredda lama.
- ...tu te ne stai in veranda a sorseggiare pensoso fresche bevande meditative, con la scusa che la tua carnagione delicata non sopporta i raggi UVA.
- Non è una scusa, è un dato di fatto fisiologico. Al sole scoppio...
- ...come un brufolo maturo, lo so. Ciononostante, la famiglia ha le sue esigenze che una madre da sola non può soddisfare. Serve un padre. Anche questo è un fatto.
- Ma infatti. E non è forse vero che, quando cala il sole e posso espormi anch’io, vengo e mi rendo utile?
- Utile.
- Sì. Faccio fare i tuffi alle bambine, tengo in braccio la neonata per consentirti di fare le tue lunghe nuotate, vado a comprare i gelati...
- E la tua birra.
- Insomma, faccio il padre.
- Forse. Quello che manca, allora, è il marito.
- Ariane, che noia, non fai altro che indulgere nell’auto-commiserazione.
- A volte mi sembra di essere una ragazza madre. Con l’unica differenza che le ragazze madri non stirano tutte le camicie che devo stirare io.
- Auto-commiserazione, Ariane.
- Comunque, tutto ciò non c’entra nulla con il mio tarlo.
- Ah, vero. Il tarlo. Cosa ti tarla?
- Non riesco a spiegarmi un fatto. Ho come l’impressione che, su questa spiaggia istriana, noi italiani non siamo i benvenuti.
- A no?
- No. Anzi, ho la sensazione che ci tollerino a stento. Anche i loro sorrisi sono sorrisi di circostanza. E rispondono al nostro saluto solo perché devono.
- Cosa gli hai fatto per ricevere questo trattamento?
- È questo che mi rode: nulla! A parte andare in spiaggia e condividere con loro qualche metro cubo di acqua di mare...
- Bah. Un motivo ci deve pur essere.
- Sì, ma quale?
- Se mi dai un paio di orette, ci penso un po’ su. In veranda. Con la bibita da meditazione. Tu intanto vai in spiaggia con le bambine: quando vi raggiungerò, avrai la risposta che cerchi.
- ...
- E non dimenticarti la protezione solare, Ariane. E le maschere. Sai che senza maschere poi non possiamo fare i tuffi.
- ...
ma mandare in vacanza questo bradipo con le tre figlie no?
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