venerdì 20 settembre 2013

8 settembre 1943


L'otto settembre del 1943, Bastiano ha caricato lo zaino in spalla, è sceso dalla nave e ha cominciato a camminare. 
Gli alti comandi sono già al sicuro nelle zone liberate; tutti gli altri devono scegliere da che parte stare. A Bastiano non importa cosa decideranno i suoi compagni; il marinaio della fu Regia Marina non ha tempo da perdere: deve tornare a casa. I tedeschi, però, lo catturano prima ancora che si allontani dal molo e lo destinano al campo di concentramento di Magdeburgo, in Sassonia.

Bastiano non sa niente di politica. Non ha nemmeno capito cosa sia stato, veramente, il fascismo. Conosce però le cose che gli ha insegnato suo padre e che sono le stesse da cento e cento anni. Sa che gli ulivi non vanno concimati: bastano le foglie secche cadute. Che la loro terra va zappata due volte l’anno e che la raccolta dipende dalle annate. Bastiano sa leggere la forma del cielo e può dire quando pioverà e per quanto tempo. Sa che bisogna strappare l'erba nelle conche degli alberi di limoni, altrimenti l’acqua non arriva alle radici. E, se pianti i fagioli e le fave, la dispensa sarà piena tutto l'anno. 
I fagioli, l’olio, il vino e i limoni. La terra da zappare, i muretti a secco da tirare su perché la pianura è poca e devi azzannare i fianchi delle colline a colpi di mazza per livellare i pendii e terrazzarli. I massi scheggiati dei muretti a secco spezzano la schiena, ma Bastiano è forte e le sue mani tremano solo la sera, quando torna a casa ed è stanco e beve un bicchierino di Sambuca per farle stare ferme.

Queste sono le cose che Bastiano sa. I campi che conosce non sono circondati da filo spinato, nemmeno per tener lontane le pecore. Nei campi dove ha lavorato, si concentrano la fatica e il sudore, ma anche i frutti e i raccolti e puoi sentire l’odore della nepitella, che se la raccogli e la pesti poi ci puoi curare le sbucciature sui ginocchi.

In questo campo tedesco, invece, si concentrano uomini e sofferenze e il sudore puzza. Bastiano imparerà una nuova fatica nella fabbrica di munizioni dove lo portano a lavorare ogni giorno, insieme agli altri prigionieri. Si spacca la schiena, il rumore è assordante, i macchinari d’acciaio fanno tremare il cuore, non le mani. Poteva andargli peggio: al suo compaesano, Santo, catturato insieme a lui, è toccato scavare le fosse per i morti.
Dall’altra parte del filo spinato, c’è un settore del campo in cui sono rinchiusi gli spettri con la stella gialla. Loro sì che se la passano male, dice Bastiano.
A guerra finita, Bastiano tornerà nelle sue campagne e non avrà sparato nemmeno un colpo di fucile. La sua sarà stata una guerra da segnalatore con le bandierine sul ponte della nave; e fare la guerra con una bandiera è sempre meglio che farla col fucile.

- Nonno, cosa farai adesso?
- Resterò nel campo di concentramento e farò quello che mi comandano di fare. Imparerò a mangiare la zuppa di bucce di patata, imparerò a parlare il tedesco per sopravvivere e lavorerò, ogni giorno, finché questa guerra non sarà finita.
- La guerra finirà nel ’45, nonnino, ma tu tornerai a casa un anno dopo.

  • Tornerò quando tornerò; lascerò questo campo che non è campo e tornerò a casa da tua nonna. Le ho promesso che l’avrei sposata e lei mi aspetterà. M’è toccato in sorte di fare il prigioniero di guerra. La guerra mi ha portato lontano e, quando la guerra finirà, io tornerò a casa. Poi sposerò tua nonna e nascerà la mia bambina, una bambina con il viso tondo a cui insegnerò la cura e l’ordine, la fatica e la soddisfazione di un lavoro ben fatto. La darò in sposa a tuo padre che è lungo, secco e scuro. Devo tornare a casa perché tu e le tue sorelle possiate crescere sulle mie ginocchia. Tu avrai i miei piedi e la mia bocca e mi farai compagnia mentre innesto le piante di limone e ascolterai le storie di quando ero prigioniero.
    Poi, un giorno, me ne andrò, ma non per questo ti avrò lasciata.
POST CORRELATI

6 commenti:

  1. Ma come fai? Me lo sono sentito accanto x tutto il tempo della lettura....grazie davvero x questo ricordo...Ste.

    RispondiElimina
  2. questa volta ho pianto leggendo di zio bastiano,era un uomo buono e gli volevo molto bene,quando sono e ne parlo spesso con i miei figlipure loro sanno di quando era militare e quello che ha passato lori

    RispondiElimina
  3. Sei capace di farci ridere con naturalezzA e grande facilita', ma sei altrettanto brava a far piangere e ricordare eventi e situazioni che sono una parte di vita.Grazie.Continua a raccontare , aspettiamo il prossimo!!!

    RispondiElimina
  4. Che bel racconto!
    Brava, complimenti!

    RispondiElimina

Ogni volta che qualcuno visita questo blog senza lasciare un commento, da qualche parte, sulla Terra, un calzino resta spaiato. Aiutami ad evitare questo scempio.