venerdì 27 settembre 2013

Mi servirebbe sapere

- Ariane, migliaia di persone si domandano come mai tu abbia deciso di scrivere questo blog. Cosa rispondi? 
- Tu chi sei, scusa? 
- Niente, solo una voce nella tua testa. 
- Sento le voci dunque sono pazza? 
- No, senti le voci dunque sei creativa. 
- Ah. Questo lo stai dicendo tu oppure io? 
- Fa differenza? 
- No, in effetti. 
- Dicevamo. Migliaia di persone si chiedono cosa mai ti abbia spinto a scrivere questo blog. 
- Ah. E chi sono tutte queste persone? Le conosco? 
- Certo! 
- E dove sono? 
- Sempre nella tua testa. 
- ... 
- Perché sei molto creativa. Dicevamo, Ariane: quali motivi ti hanno spinto a... 
- Scrivere questo blog, sì. Dunque. 

 ELENCO DI MOTIVI PER CUI HO DECISO DI SCRIVERE QUESTO BLOG 


1) Perché noi donne vogliamo il pane e anche le rose. Il pane quotidiano lo vogliamo ma, soprattutto, lo offriamo alla nostra celeste prole. Le rose, invece, se aspetti che te le offra il giovin signore, stai fresca. Fai prima a far crescere un orto botanico sul davanzale esposto a nord. Oppure ad aprire un blog, nell’attesa di un improbabile omaggio floreale che ti faccia sentire gratificata e fidanzata. Apri il blog, dammi retta. Tanto lo sai che l’unico omaggio floreale che otterrai saranno un paio di calzini sporchi e spaiati da raccattare sotto il letto. 


2) Perché mentre il resto del mondo va ad aperitivi e happy hour, esplora il pianeta, visita le città d’arte, si dedica allo shopping, si iscrive in palestra, frequenta cineclub, assiste a conferenze e concerti, va a teatro oppure dall’estetista e dal parrucchiere a ritmo compulsivo, conosce gente, intavola discussioni impegnate sull’ultimo film di Sorrentino senza dover aspettare che lo passino su Sky, tu puoi solo rimestare il puré. O le pappine liofilizzate. O il ragù. Se ti va bene, ti aspetta un pomeriggio pieno di emozioni a tu per tu con la lavatrice. E allora sai cosa? Se non puoi evadere con le tue spoglie mortali, evadi con quei quattro neuroni affaticati sì, ma ancora combattivi che ti ritrovi. Scrivi un blog che terrà incollate allo schermo tua madre, le tue sorelle e tua cugina. E anche i tuoi cognati in incognito. E anche un garbato lettore che aveva digitato su Google “belle+signore+tette” e invece è finito nel tuo blog e gli è piaciuto. Un’anima strappata al Dio Oscuro dei pippaioli. Un cieco predestinato in meno sulla Terra.


3) Mah, a dire il vero un giorno ero lì che me la sfessiavo non sapendo che fare. Alle madri di famiglia che lavorano capita spesso. Mi sono detta: che faccio, intraprendo la traduzione integrale dei Medicamina faciei feminei di Publio Ovidio Nasone oppure apro un blog? Poi non ho trovato il vocabolario di latino. 

4) Perché sento le voci. Mi si accavallano nella mente e non mi lasciano mai sola. Io cerco di tapparmi le orecchie, mi chiudo in una stanza, accendo la tv e alzo il volume. Ma loro niente, sono sempre là, imperterrite, continue. A volte, mi svegliano nel cuore della notte. 
- Mamma, mamma! Mi fai ripetere le tabelline? 
- Mamma, mamma, mi pulisci il culetto? 
- Mamma, mi sono svegliata perché ho le formichine nella mano, me la bagni così vanno via?
- Ghegheghé? Aua? 
- Tacete! Basta! Adesso non posso! 
- Perché non puoi? 
- Perché...devo scrivere un blog. Via, smammate. 
E le voci, magicamente, tacciono. 

5) Perché soffro di narcisismo autoreferenziale con derive solipsistiche 2.0. 

6) Perché, se non c’è rimedio alla vita, la vita - qualunque vita - se ben raccontata, può essere un rimedio. Se ben raccontata. Altrimenti è un blog. 

7) Perché se arrivi alla mia età senza aver mai pensato a come saresti stata a questa età, ti ritrovi come me a questa età. All’improvviso ti accorgi che non ci puoi più fare niente. Che le cose che non hai ancora fatto forse le farai, forse no, ma comunque ormai è tardi. Che nella vita hai saputo azzeccare i tempi giusti come un orchestrale col Parkinson. Che c’erano cose che non andavano fatte e basta. Poi ti guardi attorno in cerca di significati e invece quello che trovi è un sorriso sdentato e bavoso, il segno del costumino su un culetto abbronzato, una testa china su un quaderno pieno di cornicette colorate e un bicchiere sporco di vino abbandonato accanto al divano. Lì capisci che i significati si offrono nella forma che meno ti aspetti. Ti precipiti a scriverlo su un blog.

8) Perché si può dire qualcosa attraverso il suo contrario; si chiama ironia. Perché l’ironia guarisce da un sacco di brutte malattie e rende le verità meno scomode... 

- Che due palle, Ariane! 
- Prego, Solal? 
- Che due palle, questo elenco! 
- Perché? 
- Perché peggio di una blogger sfigata, c’è solo la blogger sfigata che si prende sul serio. 
- Ah. Non ti interessa sapere perché scrivo questo blog? 
- No. Mi interessa sapere se hai messo le birre in frigo.
- ... 
- Fammi un panino, va’. E mettici tanta maionese. 
- E le rose, Solal? 
- Nel panino? 
- ... 
- Blogger sfigata. 
- ... 

Volete sapere perché ho iniziato a scrivere questo blog?

2 commenti:

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