L'otto
settembre del 1943, Bastiano ha caricato lo zaino in spalla, è sceso
dalla nave e ha cominciato a camminare.
Gli
alti comandi sono già al sicuro nelle zone liberate; tutti gli altri
devono scegliere da che parte stare. A Bastiano non importa cosa
decideranno i suoi compagni; il marinaio della fu Regia Marina non ha
tempo da perdere: deve tornare a casa. I tedeschi, però, lo
catturano prima ancora che si allontani dal molo e lo destinano al
campo di concentramento di Magdeburgo, in Sassonia.
Bastiano
non sa niente di politica. Non ha nemmeno capito cosa sia stato,
veramente, il fascismo. Conosce però le cose che gli ha insegnato
suo padre e che sono le stesse da cento e cento anni. Sa che gli
ulivi non vanno concimati: bastano le foglie secche cadute. Che la
loro terra va zappata due volte l’anno e che la raccolta dipende
dalle annate. Bastiano sa leggere la forma del cielo e può dire
quando pioverà e per quanto tempo. Sa che bisogna strappare l'erba
nelle conche degli alberi di limoni, altrimenti l’acqua non arriva
alle radici. E, se pianti i fagioli e le fave, la dispensa sarà
piena tutto l'anno.
I
fagioli, l’olio, il vino e i limoni. La terra da zappare, i muretti
a secco da tirare su perché la pianura è poca e devi azzannare i
fianchi delle colline a colpi di mazza per livellare i pendii e
terrazzarli. I massi scheggiati dei muretti a secco spezzano la
schiena, ma Bastiano è forte e le sue mani tremano solo la sera,
quando torna a casa ed è stanco e beve un bicchierino di Sambuca per
farle stare ferme.
Queste
sono le cose che Bastiano sa. I campi che conosce non sono circondati
da filo spinato, nemmeno per tener lontane le pecore. Nei campi dove
ha lavorato, si concentrano la fatica e il sudore, ma anche i frutti
e i raccolti e puoi sentire l’odore della nepitella, che se la
raccogli e la pesti poi ci puoi curare le sbucciature sui ginocchi.
In
questo campo tedesco, invece, si concentrano uomini e sofferenze e il
sudore puzza. Bastiano imparerà una nuova fatica nella fabbrica di
munizioni dove lo portano a lavorare ogni giorno, insieme agli altri
prigionieri. Si spacca la schiena, il rumore è assordante, i
macchinari d’acciaio fanno tremare il cuore, non le mani. Poteva
andargli peggio: al suo compaesano, Santo, catturato insieme a lui, è
toccato scavare le fosse per i morti.
Dall’altra
parte del filo spinato, c’è un settore del campo in cui sono
rinchiusi gli spettri con la stella gialla. Loro sì che se la
passano male, dice Bastiano.
A
guerra finita, Bastiano tornerà nelle sue campagne e non avrà
sparato nemmeno un colpo di fucile. La sua sarà stata una guerra da
segnalatore con le bandierine sul ponte della nave; e fare la guerra
con una bandiera è sempre meglio che farla col fucile.
-
Nonno, cosa farai adesso?
-
Resterò nel campo di concentramento e farò quello che mi comandano
di fare. Imparerò a mangiare la zuppa di bucce di patata, imparerò
a parlare il tedesco per sopravvivere e lavorerò, ogni giorno,
finché questa guerra non sarà finita.
-
La guerra finirà nel ’45, nonnino, ma tu tornerai a casa un anno
dopo.
- Tornerò quando tornerò; lascerò questo campo che non è campo e tornerò a casa da tua nonna. Le ho promesso che l’avrei sposata e lei mi aspetterà. M’è toccato in sorte di fare il prigioniero di guerra. La guerra mi ha portato lontano e, quando la guerra finirà, io tornerò a casa. Poi sposerò tua nonna e nascerà la mia bambina, una bambina con il viso tondo a cui insegnerò la cura e l’ordine, la fatica e la soddisfazione di un lavoro ben fatto. La darò in sposa a tuo padre che è lungo, secco e scuro. Devo tornare a casa perché tu e le tue sorelle possiate crescere sulle mie ginocchia. Tu avrai i miei piedi e la mia bocca e mi farai compagnia mentre innesto le piante di limone e ascolterai le storie di quando ero prigioniero.Poi, un giorno, me ne andrò, ma non per questo ti avrò lasciata.
Grazie.
RispondiEliminaCarmine.
Ma come fai? Me lo sono sentito accanto x tutto il tempo della lettura....grazie davvero x questo ricordo...Ste.
RispondiEliminaquesta volta ho pianto leggendo di zio bastiano,era un uomo buono e gli volevo molto bene,quando sono e ne parlo spesso con i miei figlipure loro sanno di quando era militare e quello che ha passato lori
RispondiEliminaSei capace di farci ridere con naturalezzA e grande facilita', ma sei altrettanto brava a far piangere e ricordare eventi e situazioni che sono una parte di vita.Grazie.Continua a raccontare , aspettiamo il prossimo!!!
RispondiEliminaChe bel racconto!
RispondiEliminaBrava, complimenti!
Grazie, Emme!
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