Avrebbe dovuto essere una serata perfetta. La loro serata. Tutto era stato preparato con cura fin dal mattino; tutto sembrava concorrere alla riuscita del tête-à-tête coniugale: le bimbe Uno e Due spedite con la zia in città, felici di prendere il treno e con la prospettiva eccitante di uno smalto party; la neonata, simpatica e spigliata, zompettava per casa affabile e si faceva mettere a nanna nei tempi previsti.
Timing perfetto, ruolino di marcia rispettato in scioltezza, lume di candela no perché in casa vige la regola ferrea dell’understatement sentimentale.
Tutto secondo i programmi. Tutto perfetto.
E allora perché adesso loro due sono seduti uno di fronte all’altro, le mani tremanti, il volto imperlato di goccioline di sudore, un pallore da obitorio e lo sguardo vitreo?
- Solal, ma perché questo massacro?
- Ariane, stai zitta. Ho bisogno di riprendermi, sono estremamente scosso.
- È stata una tua idea; sembravi così sicuro di te. Io mi sono fidata.
- Ho sopravvalutato le mie forze e il mio coraggio; non succederà mai più.
- Io non sono riuscita ad assistere; ma da dietro la porta ho sentito tutto. Quei colpi, quanti? tre, quattro. E poi le bestemmie, e poi il coperchio della pentola che cadeva a terra, il frastuono. E poi il silenzio. Quel silenzio mi rimbomba nelle orecchie. Il silenzio della morte violenta.
- Taci, Ariane; non rievocare quelle immagini. Devo cercare di dimenticare.
- Ma perché ti sei accanito così su di loro? Non era quella la procedura.
- Tu eri dietro la porta, cristo, non eri lì con me; tu non hai visto i loro occhi.
- No; ma ho sentito il tonfo che ha fatto la testa quando è caduta sul pavimento.
- Ma perché? Perché decapitarli? Non sarebbe stato meglio buttarli vivi in pentola? Sarebbe stata una fine più veloce.
- È vero, ma non me la sono sentita. Dovevo finirli in fretta, perché non soffrissero, perché non mi osservassero più con i loro occhi stupiti.
- Finirli in fretta? Ma li hai mutilati prima di decapitarli!
- Non l’ho fatto apposta; non riuscivo a prendere bene la mira, il coltello era scivoloso.
- Mioddio.
- Il primo, dopo avergli tagliato la testa, ha continuato a torcere la coda in un lungo estremo spasimo.
- ...
- E il secondo era lì mentre seviziavo il fratello. Ha visto tutto; poi mi sono rivolto verso di lui; nei suoi occhi, c’era un barlume di consapevolezza.
- ...
- Ma con lui ho fatto più in fretta. Un colpo secco e non c’era più.
- Ma perché usare anche il martello?
- Ormai ero fuori controllo.
- E adesso che fai, Solal, non mangi?
- No. Non ho più fame.
- E questo piatto prelibato, così bello nella sua composizione cromatica, il topping profumato con cui li hai cosparsi pietosamente...è un peccato lasciarlo lì, caro. Suvvia, mangia.
- Mangialo tu.
- Non ce la faccio.
- ...
- Solal, questa è stata una mattanza. Non una cenetta romantica a base di astice. Pensavo che a quest’ora saremmo stati languidi, occhi negli occhi e mani frenetiche.
- E invece, l’orrore, l’orrore...
- ...
- La prossima volta che dobbiamo cenare romanticamente, Ariane, hot dog e patatine fritte; mai più roba viva che bisogna trucidare per poi cucinarla. Mi dispiace, ma in me l’uomo delle caverne che uccide la preda a mani nude per sfamare il clan si è estinto definitivamente.
- ...
- Ariane, che ci beviamo per dimenticare?
- A stomaco vuoto?
- Sì, fa effetto prima.
- C’è lo zibibbo.
- Quello te lo bevi tu che sei una enoanalfabeta. Io mi stappo una bottiglia di Verdicchio Eremi 2008 e libo in onore del Dio degli Astici.
- Quello te lo bevi tu che sei una enoanalfabeta. Io mi stappo una bottiglia di Verdicchio Eremi 2008 e libo in onore del Dio degli Astici.
- Basterà a placarlo?
- Il vino può tutto.
Ah ah ah e' capitato anche a noi una volta.
RispondiEliminaDa allora solo astici congelati.
E tanto Chablis per dimenticare.
Anche a noi capiterà solo una volta. D'ora in poi, solo astici al ristorante!
Eliminama ci sono quelli congelati ,che sono buoni,l'ho fatti anche per il cenone di natale lori
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