domenica 11 agosto 2013

Nemesi

- Pronto, Ariane? 
- Ciao Solal! 
- Dimmi la verità: ti manco terribilmente, vero?
- Cosa te lo fa pensare? 
- L’estrema piattezza e la terribile banalità dei tuoi post. 
- Sicuramente, non mi manca la tua franchezza. 
- È da quando sei in esilio nella tua terra che ti arrampichi sugli specchi cercando di mettere insieme due battute decenti. Si vede che ti manca la fonte d’ispirazione. 
- Che saresti tu, immagino. 
- Certo. Io ti ispiro, ti guido e, soprattutto, ti mantengo mentre sei in vacanza. 
- Sei gentile a ricordarmelo. Io, invece, tengo le tue innumerevoli figlie;  le nutro, le vesto, le porto al mare e in gita, le intrattengo. È una faticaccia. 
- Si chiamano vacanze, Ariane. 
- Sarà, ma assomigliano di più ai lavori forzati. 
- Comunque, mi mancate. 
- Lo so. Ci manchi anche tu. Quando vieni a prenderci? 
- Verrò a fine agosto. 
- Perché non prima? 
- Devo lavorare.
- Ad agosto? Saresti l’unico in Italia. 
- Ho delle scadenze improrogabili.
-  Sì sì. E quanto rimarrai qui con noi prima che ripartiamo? 
- Due giorni? 
- Scordatelo. Almeno una settimana. 
- Ariane,  vuoi che io muoro? Al massimo tre giorni. 
- Facciamo tre notti e quattro giorni e non se ne parla più. 
- Ok, ma all’alba del quarto giorno si riparte. 
- Solal, ti devo portare in giro per questa terra baciata dal sole e dagli dei per fartela apprezzare come si deve. Una settimana ci vorrebbe tutta. 
- Vuoi portarmi in giro e privarmi così della gioia di soggiornare nella baraccopoli, a casa dei tuoi, con tua madre che frigge a tutto spiano senza nessun riguardo per la mia cistifellea? 
- Solal, tu non hai più la cistifellea. Te l’hanno asportata una settimana prima di sposarmi. Non ricordi?
- ...
- ... 
- Solal? 
- Sì?
- Questa è la notte di San Lorenzo. Ci sono le stelle cadenti. 
- Lo so. Qui c’è una stellata pazzesca. 
- Ecco, per l’appunto. Potresti per favore esprimere qualche desiderio anche per me? 
- Perché, tu da sola non ci riesci? 
- No, è che qui il cielo è coperto. Sta piovendo. 
- Ma come, nella tua meravigliosa terra baciata dal sole e dagli dei, piove il dieci di agosto? 
- ... 
- E qui, nella tetra e piovosa cittadina del nord-est in cui io ti ho costretta a vivere, invece, c’è un firmamento che brilla attraverso il cielo limpido? 
- ... 
- AHAHAHAHAHAHAHAHAHA! 
- ... 
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH! 
- Questa cos’era? 
- E me lo chiedi Ariane? Era una sana, tronfia e franca risata satanica, no? 
- ...

2 commenti:

  1. Piove sui poveri e sui ricchi, il problema è la quantità di questa pioggia, e quanto influenza l'umore della gente del posto. Spesso nei luoghi in cui piove molto (ma davvero) tipo Olanda o tipo Seattle, in USA, ci hanno fatto talmente l'abitudine, volenti o nolenti, che sono gente allegra, fantasiosa, divertente. Il clima non li influenza.
    Non sempre si può dire lo stesso degli abitanti delle nostre piovose lande....no?:)

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  2. Parto dal presupposto che le considerazioni sul tempo siano un bacino di luoghi comuni con un fondo di suggestiva verità (gli inglesi, saggiamente, non ne possono fare a meno). Ci si lascia influenzare dal meteo, ma solo se dentro o attorno non c'è niente di più interessante. Con questo volevo dire che sono d'accordo con te :)

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